Milan, Inter e Napoli si preparano alla volata finale di una stagione combattuta: la Serie A è agguerrita anche per una questione economica.
La Serie A entra nel vivo. Dobbiamo dimenticare la tendenza Juvecentrica degli ultimi anni: l’Inter ha rotto l’incantesimo bianconero lo scorso anno e, come ha detto anche Allegri, lo Scudetto si appresta a diventare sempre più una “questione privata” tra la tris che ha caratterizzato il 2022. Ovvero Milan, Inter e Napoli.
Sono tutte lì, ma qualcuno la spunterà. Inzaghi ha vinto allo Stadium e viaggia sulle ali dell’entusiasmo, ma anche le altre non vogliono mollare terreno. Il Napoli di Spalletti – al netto di infortuni e stop inattesi – viaggia a un buon ritmo. Il Milan a trazione Pioli va da sé fin dai tempi del primo lockdown. In principio era Ibra, poi il verbo della vittoria è stato diffuso a dovere. Oneri e onori di un calcio che, al netto delle débâcle in azzurro, prova a riprendere forma, ma soprattutto sostanza.
Una lotta al cardiopalma che non si vedeva da tempo: tre realtà diverse, ma anche molto simili per quanto concerne la cultura della vittoria. Vengono tutte e tre da una ricostruzione – in tempi e modi diversi – che negli anni ha portato nuovi valori e nuovo gioco. Reinventarsi per tornare ai fasti del passato.
Lo sport in primo piano, ma anche i conti: le due cose, ormai, non possono più prescindere. Ammesso che sia mai stato così. Juventus docet, anche in questo. Vincenti sì, ma meglio virtuosi. Soprattutto con i conti. Altrimenti scattano controlli e accertamenti che non sempre possono giovare. In questo a insegnare è il Manchester City che convive – tra una sanzione del passato e possibili ripercussioni attuali – con la spada di Damocle del Fair Play Finanziario.
In base ai piazzamenti può cambiare tutto: l’arrivo in classifica potrebbe far piangere o ridere il piatto e determinare anche la strategia estiva. Sotto l’ombrellone si gioca un’altra partita: quella del calciomercato e per competere in certi confronti al posto dei tacchetti servono i taccuini. Oltre al portafogli.
Nello specifico, c’è un montepremi complessivo di 113 milioni di euro che va spalmato per tutte le squadre di Serie A in base al piazzamento finale: ecco perchè non si può arrivare a pari punti. Nel caso in cui succedesse entrano in gioco altre variabili per assegnare il titolo e le restanti posizioni, come la differenza reti e la percezione degli scontri diretti.
Calcoli alla mano, la prima classificata in Serie A si porta a casa 17,6 milioni di euro. Mentre alla seconda toccano 14,8 milioni di euro e alla terza 12,7 milioni di euro. A questo vanno aggiunti i ricavi dalla Champions: chi passa la fase a gironi riceve altri soldi, ma dalla UEFA. Discorso valido anche per le fasi successive della competizione.
Rimane poi aperta la questione diritti televisivi con una diatriba ancora nel vivo: chi prima arriva ha “potere” di contrattazione. Riceve maggiori compensi dopo che un 50% del ricavato viene diviso in parti uguali tra i club. Arrivare sul podio, mai come adesso – tra congiuntura e scadenze – sarà determinante perchè, stavolta, cambiando l’ordine dei fattori cambia anche il risultato.
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