Beppe Signori ha vinto un’altra partita: quella contro i pregiudizi. L’ex attaccante era sparito dai radar: la sua epopea in un libro.
Beppe Signori e la tigna da attaccante vero: un’espressione romana che definisce e tratteggia un uomo che a Roma – sponda biancoceleste – ci ha vissuto per anni. Al cospetto di quello Zeman che definisce maestro ed è uno dei pochi che gli è rimasto accanto anche dopo. Beppe Signori ha un prima – fama, gol e talento – e un dopo: quando l’onta del pregiudizio e la concatenazione di eventi nefasti si va a sommare vien fuori qualcosa di tragico.
11 anni in lotta per avere giustizia: accuse infondate, da cui è stato prosciolto, a causa della sua passione. Il gioco, ma Signori non ha mai fatto scommesse illegali. Gli è stato imputato di tutto: mesi, settimane, anni di dimostrazioni, prove (che non sempre c’erano secondo l’accusa) e possibilità viste sfumare. Il fardello di un reato che non ha commesso, la tenacia di chi ci ha sempre creduto.
Beppe Signori, che fine ha fatto l’ex attaccante: la verità in un libro
Tutto questo raccontato in un libro: “Fuorigioco – Perde solo chi si arrende”. C’è ogni cosa, ogni particolare e sfumatura di una vita che cambia improvvisamente. Dalle luci della ribalta alle ombre per poi passare ai pregiudizi. La salute a rischio: l’embolia polmonare per lo stress, l’infarto sfiorato.
Una vita salvata anche dal corso della Giustizia e dalla determinazione dei suoi cari che non l’hanno mai abbandonato: gli altri – presunti amici – sono spariti tutti. Salvo poi tornare per cercare di recuperare, ma questo è un fallo che risulta troppo pesante. Non porta rancore Signori, ma vuole andare avanti: “Mi piacerebbe fare l’allenatore”. Ha il patentino, l’auspicio è che abbia presto una squadra.
Una fine (del libro) che ancora non c’è e una frase che vale una vita: “Spero che possa ricredersi anche chi ha tifato contro”. L’uomo, l’attaccante, il campione – soprattutto nei momenti di crisi – vuole riprendersi la sua alba, per il tramonto c’è ancora tempo.