Tra le tante storie di trasferimenti miliardari spicca anche la triste vicenda di un giocatore che ha vestito sia la maglia della nazionale inglese che del Manchester United
Ritirarsi a soli 23 anni dal calcio. E riorganizzarsi con un progetto di vita completamente diverso rispetto a quello che solo un anno fa sembrava profilarsi straordinario.
Paul Woolston, campione del mondo con l’Inghilterra Under 17, ha annunciato ieri il suo ritiro definitivo dal mondo del calcio. Una storia triste, sicuramente atipica che merita di essere raccontato.
Colpa di un maledetto infortunio all’anca che si è rivelato molto più serio di un banalissimo doloretto che gli aveva cominciato a creare qualche fastidio poco più di un anno fa. Era iniziato con una fitta, che lo tormentava soprattutto a riposo dopo gli allenamenti. Nulla di apparentemente grave. Ma poi la fitta è diventata più forte, più dolorosa, più continua. Facendosi presente anche al mattino, e senza allenamenti.
Eppure non ci sono infortuni, non ci sono fratture. Woolston si rivolge a un chiropratico, poi a un fisioterapista. Quindi chiede aiuto all’ortopedico della società che, per quanto esperto, non si spiega un problema del genere senza un infortunio concreto. Iniziano gli approfondimenti: si tratta di una incrinatura delle ossa del bacino che ha portato a una fragilità strutturale di tutta l’anca. Una roba assurda per un ragazzo che è sotto controllo medico da sempre, un colosso, allenatissimo e con un corpo statuario. Ma la sua anca è fragilissima e rischia di andare in frantumi.
Il primo intervento non risolve il problema. Si programma un secondo intervento: dopo il quale i medici gli dicono di fermarsi. E di lasciare il calcio: “Mi avevano detto che se continuavo ad allenarmi e a giocare andavo incontro a problemi molto seri – spiega Woolston – si parlava di anca artificiale, di gravi difficoltà a camminare. Non avrei avuto una vita normale. E ho preferito lasciare, sperando di poter fare altro che mi consenta di avere figli e mettere su famiglia”.
I primi mesi sono stati tremendi: “Sono andato in depressione. Non uscivo di casa e non scendevo dal letto. Per fortuna il club mi è stato vicino. Mi hanno dato un lavoro negli uffici, mi sono tenuto attivo. Ma il destino è stato davvero molto crudele. Alla fine il sogno si è interrotto sul più bello. Ma posso dire di avere molto più di tanti ragazzi della mia età. Mi dovrò accontentare”.
Ha giocato con Sunderland e Newcastle. Non concretizzerà il suo sogno di esordire nello United: “Ho vinto un Mondiale ed è proprio ora che la mia determinazione mi farà comodo. Studierò per conseguire il patentino di allenatore. Lavorerò con altri portieri, con i giovani. Forse tornerò sui libri, magari andrà all’università. Dovrò confrontarmi con un mondo che non conosco e per il quale non sono ancora pronto. Ma è da fare. E lo farò”.
Nonostante l’infortunio Paul Woolston si continua a presentare tutti i giorni al campo di allenamento dello United. Corre, si allena, aiuta il titolare De Gea: poi si chiude in palestra e sgobba con pesi e attrezzi… “Sono e resto un atleta. Questo non me lo potrà mai togliere nessun infortunio”.
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