Donnarumma, da icona a capro espiatorio: cosa è successo al portiere? Il motivo della sua débâcle sarebbe di natura scientifica.
Donnarumma, icona o meteora? Se lo stanno chiedendo tutti da quando è passato al PSG. Al Milan il portiere ha dato il meglio di sé, culminato con le prestazioni superbe degli Europei. Poi la discesa inevitabile: c’è chi pensava fosse colpa della nuova realtà, i problemi a Parigi e la concorrenza di Keylor Navas.
Poi si è scoperto che c’era altro, ma neanche i sussulti contro la Turchia sono riusciti ad evitare che prendesse due gol. Donnarumma, da saracinesca a voragine: ormai passa di tutto, Gigio ha perso il suo smalto? Assolutamente no. Il motivo per cui non rischia la giocata come un tempo si chiama perfezionismo patologico.
È una condizione psicosomatica che spiega al meglio la sua situazione: successe anche a Baggio quando arrivò alla Fiorentina da infortunato. Il club viola aveva investito tanto su di lui, ma il ragazzo (all’epoca) non giocava perchè era infortunato e la società gli stava pagando le cure: leggenda narra che il campione i primi mesi di permanenza a Firenze si rifiutava di incassare gli assegni dello stipendio perché “stava in rosa senza far niente”. Altri tempi, oggi Donnarumma incassa stipendio (12 milioni l’anno) e critiche.
Il problema è proprio questo: i soldi che prende. Il perfezionismo patologico – come spiega l’IPSICO di Firenze – può dipendere da tanti fattori: tutti, però, riconducibili alla paura di sbagliare. Non perdonarsi qualcosa e allora portarlo all’eccesso. Lo stipendio di Donnarumma ha scatenato tutto: si sente come se lui dovesse dimostrare il doppio perchè non meriterebbe quello che prende in Francia.
Corto circuito che lo fa andare in loop: concentrarsi troppo per non riuscire a fare (quasi) più niente. La condizione è correlata a una dimensione ossessivo compulsiva della personalità: ovvero l’impossibilità di perdonarsi gli errori. Troppo facile buttarla sul narcisismo, è che Donnarumma l’etichetta di top player non la voleva e non la vuole: preferiva prendersi gli applausi senza aspettative, ma appena l’asticella si è alzata sono cominciati i problemi.
In Francia non leggono i vademecum degli psicanalisti, ma forse possono arrivarci ugualmente: basta vedere come si comporta in campo. La palla scotta, da amica è diventata il suo peggiore incubo. Stavolta sì che serve un colpo di reni, altrimenti la carriera rischia di finire in un colpo. L’incrocio dei pali – e delle braccia – non è consentito.
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