Dall’euforia di Wembley al dramma di Palermo la Nazionale guidata da Mancini ha dilapidato un patrimonio e quasi annientato un movimento
Dal Paradiso all’Inferno in un battito di ciglia. Sono passati otto mesi, ma quasi sembra un secondo. Un attimo. Sembrava ieri che l’Italia di Roberto Mancini trionfava sull’Inghilterra nel tempio di Wembley, con Insigne e Immobile in lacrime, Bernardeschi che faceva scherzi a chiunque, Chiellini e Bonucci che ridevano ed esultavano. E poi c’era il Ct che, raggiante, andava da tutti e abbracciava ogni suo giocatore e collaboratore. Era quella stessa squadra che alla fine di ogni partita aveva ritirato fuori e rinvigorito la canzone di Edoardo Bennato e Gianna Nannini, “Notti Magiche”.
Da quel giorno, di magico c’è rimasto solo quella notte lì perché da quel momento in poi ci sono stati lampi improvvisi e diverse delusioni, con Bulgaria e Svizzera, soprattutto. Una squadra che sembrava lontanissima da quella che aveva illuminato gli Europei, almeno nella prima parte, poi meno con Austria e Spagna, tecnicamente parlando, ma sempre con un carattere e una voglia d’acciaio.
Ecco cosa è mancato con la Macedonia e non si è più rivisto nemmeno nelle partite precedenti a quella coi macedoni durante le qualificazioni ai mondiali, la cattiveria e il carattere dell’estate scorsa. Quella voglia di soffrire, di primeggiare che aveva permesso agli azzurri di vincere contro tutto e tutti. E di sorprendere un intero continente.
Nazionale, la risalita sarà dura
La partita con la Macedonia è una sconfitta che resterà per sempre nella storia del calcio italiano come una delle macchie, se non proprio la macchia più brutta di sempre. Peggio della Corea, anche perché lì almeno gli azzurri al mondiale c’erano, e della Svezia con il “povero“, a questo punto, Ventura che è stato massacrato dalla piazza.
Questa con la Macedonia del Nord è senza dubbio peggiore perché i macedoni sono nettamente inferiori agli svedesi, ma soprattutto perché è la seconda volta consecutiva che succede a distanza di quattro anni.
E fa più male perché significa che non abbiamo imparato niente dalla prima botta. Quella storica, si diceva. Un bambino quando impara a camminare, prima cade diverse volte, ma poi, ricordandosi delle cadute, si alza e, piano piano, comincia a camminare fino a quando non cade più. Qui invece non si fa che cadere senza sosta anzi si resta per terra senza nemmeno accennare ad alzarsi. Certo, c’è stato l’Europeo, quelle notti magiche, ma ora è quasi tutto cancellato perché il calcio è anche questo, come dice Mancini. Risollevarsi sarà dura, ma prima o poi accadrà, l’Italia l’ha sempre fatto, ma chi pensa che succederà in breve tempo, è un illuso.
O ci si mette davvero a cambiare qualcosa e a decidere di camminare per bene oppure l’Italia sarà destinata nella sua prossima storia a diventare sempre più piccola e ad essere una Nobile decaduta. Sta a noi decidere il nostro destino. Come hanno fatto Germania, Spagna, Francia e in parte anche l’Inghilterra.