Juve, le novità preoccupano Agnelli: perché rischia la penalizzazione

Nuove preoccupazioni in casa Juve per il presidente Andrea Agnelli dopo gli ultimi sviluppi dell’inchiesta “Prisma” sui conti del club

Prosegue l‘inchiesta “Prisma” sui conti della Juventus. Le ultime perquisizioni, che si sono svolte in diversi studi legali a Torino, Roma e Milano, si sono concentrate sulla ricerca delle scritture private tra la società, i calciatori e l’allora tecnico Maurizio Sarri per il differimento del pagamento di tre stipendi mensili. Eravamo all’inizio della pandemia da COVID-19, e diverse società avevano raggiunto accordi simili con i tesserati, non solo in Italia.

Agnelli Juve
Agnelli e l’ultimo episodio accaduto in casa Juve (La Presse)

Secondo quanto rivela La Stampa, uno di questi accordi sarebbe stato distrutto al termine del periodo di garanzia. Non si sa a quale calciatore facesse riferimento.

Nel complesso, l’inchiesta avrebbe messo in evidenza come la Juve, attraverso gli accordi finalizzati a posticipare il versamento degli stipendi, avrebbe registrato nel bilancio 2020 un risparmio netto di 90 milioni di euro. Ma non avrebbe contabilizzato i 67 milioni di uscite corrispondenti all’ammontare degli stipendi “congelati” da versare nel corso del successivo esercizio.

Juve, perché rischia la penalizzazione

Juve, perché rischia la penalizzazione
Juve, perché rischia la penalizzazione (Lapresse)

Per ricostruire quanto accaduto, sono stati ascoltati Paulo Dybala, Federico Bernardeschi e Alex Sandro che hanno spiegato di aver ricevuto quanto dovuto.

Ma rimane il rischio di una sanzione sportiva per la Juve. Il Codice di giustizia sportiva, infatti, prevede sanzioni precise in caso di scritture private: “un’ammenda da uno a tre volte l’ammontare illecitamente pattuito o corrisposto, cui può aggiungersi la penalizzazione di uno o più punti in classifica” spiega l’articolo 31 comma 3 del Codice.

Tuttavia, il testo della norma parla di accordi  “in violazione delle disposizioni federali vigenti“. In questo caso, la FIGC aveva concesso la deroga e la possibilità di far slittare il pagamento di alcune mensilità.

Ma, e siamo all’altro aspetto della vicenda, tale slittamento veniva concesso a patto che gli stipendi fossero pagati entro i termini per verificare i requisiti dell‘iscrizione al successivo campionato.

Se una squadra dovesse attuare manovre di “finanza creativa” al fine di rientrare nei criteri per iscriversi al campionato, secondo le norme può rischiare anche la retrocessione. Possiamo affermare con ragionevole certezza che non è il caso della Juve. In ogni caso, per chiarire questi dettagli i magistrati titolari dell’inchiesta hanno convocato per il 2 aprile il presidente della FIGC Gabriele Gravina.

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