La storia di Moustapha Cissé, che ha festeggiato il debutto e il primo gol in Serie A con l’Atalanta, è iniziata nell’ASD Rinascita Refugees, la squadra di migranti e rifugiati di una cooperativa impegnata da anni in Puglia nell’accoglienza. Il presidente Antonio Palma l’ha raccontata a CalcioToday
“Il nostro obiettivo è prendere persone che arrivano qui senza possibilità e proporgliene una“. Così il presidente Antonio Palma sintetizza a CalcioToday la missione della cooperativa Rinascita, insieme nome e missione dell’organizzazione attiva dal 1999 in Puglia per offrire una prospettiva di vita migliore e autonoma a persone con disagio psichico o disabilità fisica, donne vittime di tratta, vittime di discriminazione. L’accoglienza dei migranti e dei richiedenti asilo, attraverso progetti SAI (ex SPRAR/SIPROIMI), nella cooperativa passa anche attraverso una squadra di calcio, la Rinascita Refugees. E’ qui che si è messo in luce Moustapha Cissé, l’attaccante dell’Atalanta che a Bologna ha debuttato e segnato il suo primo gol in Serie A.
“Moustapha arriva da noi nel 2019, come arrivano tanti altri ragazzi facendo il viaggio dalla Guinea – ricorda Palma a CalcioToday -. Arriva a Lecce, si presenta alla Questura. Ha 15 anni, come tutti i minori che entrano in Italia così da soli, è spaesato, ha bisogno di tutto. E’ la stessa Questura che lo indirizza da noi. Entra in uno dei progetti che gestiamo per i minori non accompagnati in un paesino della provincia di Lecce, Carmiano. Lo iscriviamo a un corso di italiano, poi lo aiutiamo per i documenti e il permesso di soggiorno, e lo avviamo a un percorso di formazione professionale“.
La cooperativa gestisce undici progetti con il sistema SAI, che vuol dire aiutare 400-500 persone per ogni ciclo. Moustapha è uno di loro, eppure ha qualcosa di speciale. Se ne accorge Niang Hassane, il mediatore culturale che assiste i minori inseriti nello stesso gruppo del giovane Moustapha. Hassane, arrivato dal Senegal con il sogno di diventare calciatore, è anche l’allenatore dell’ASD Rinascita Refugees.
La squadra ha come presupposto quello di dare ai ragazzi “un’alternativa, una valvola di sfogo, uno strumento di integrazione nel tessuto sociale del luogo dove vengono accolti” spiega Palma.
In quel momento della sua storia, prosegue il presidente della cooperativa, la Rinascita Refugees partecipa solo a tornei amatoriali e ad eventi, anche in paesi vicini, che hanno al centro l’integrazione. Dopo un po’, racconta Palma, “pensiamo di iscriverla ai campionati ACSI. Il primo anno partecipa e arriva seconda. La nostra squadra partecipa anche Progetto Rete”. L’iniziativa rientra nelle attività sociali promosse dal Settore Giovanile e Scolastico della FIGC che la porta avanti in collaborazione con il Ministero dell’Interno, l’ANCI, Cittalia, la Rete SAI, con il supporto di Eni e Puma.
Al torneo, spiega Palma, prendono parte “squadre composte da migranti presenti sul territorio italiano. Ci sono preliminari provinciali e regionali poi una fase finale a Roma allo Stadio dei Marmi. Alla prima edizione arriviamo secondi, ma Cissé si mette in luce“.
Intanto la Rinascita Refugees si iscrive anche al campionato di Terza Categoria, che vincerà ottenendo la promozione in Seconda Categoria. Cissé, sottolinea Palma con amarezza, “non può essere tesserato. Infatti la legge italiana lo vieta per i minori non accompagnati“.
L’allenatore Hassane però ha capito il suo valore, lo fa allenare con i compagni della squadra e gli fa giocare tutte le amichevoli. Nell’estate del 2020, poi, succede qualcosa. “Dopo la chiusura dei campionati per la pandemia, vengono organizzati dei tornei amatoriali – racconta il presidente della cooperativa Rinascita – e tanti si rendono conto che Cissé ha qualità migliori degli altri. Un giorno si è presentato un talent scout da Bergamo e ha subito creduto in lui. Gli ha proposto di fare un provino all’Atalanta, insieme ad altri due ragazzi della squadra“.
Nell’autunno del 2020 il trio, accompagnato da Hassane, parte per Bergamo. Il provino va bene per tutti, ma soprattutto per Cissé a cui l’Atalanta propone di rimanere lì e allenarsi con i nerazzurri. Nemmeno loro possono tesserarlo, ma lo accolgono in una struttura. Cissé si allena con i giovani dell’Atalanta per tutto il 2021. Il club lo rassicura, promette che diventerà un componente della squadra appena le norme lo consentiranno, ma qualche dubbio gli viene.
“E’ pur sempre un ragazzo arrivato da solo dalla Guinea a quindici anni – sottolinea Palma -. Niang è diventato come un padre per lui, si sentono quasi tutti i giorni. Nel corso dell’anno scorso è venuto anche spesso a trovarci, e noi lo abbiamo sempre incoraggiato e supportato. Gli abbiamo fatto capire che tutti i sacrifici che stava facendo avrebbero potuto avere risvolti positivi”.
Moustapha Cissé, ci racconta il presidente, “è un ragazzo tranquillissimo, molto educato, attento alle regole. Forse è anche questo suo modo di essere che gli ha permesso di non spazientirsi durante il 2021“. E fa bene.
A febbraio, nell’ultimo giorno utile per presentare la lista dei calciatori tesserati, l’Atalanta utilizza per lui l’ultimo slot disponibile per un extracomunitario. Una scelta non scontata per una squadra ormai stabilmente in Europa, che sfiderà il Lipsia per un posto in semifinale nella prossima Europa League.
Cissé ha già realizzato una bella parte del suo sogno quando torna a Lecce con la maglia della Primavera dell’Atalanta. Non lo sa ancora, ma mancano solo poche settimane al suo esordio in Serie A.
In 25 minuti al Dall’Ara, Cissé fa vedere agli appassionati della Serie A quelle qualità che lasciavano a bocca aperta chiunque l’abbia visto giocare nei tornei amatoriali con la Rinascita Refugees.
“Ha una velocità inarrestabile palla al piede, poi quando si aggiusta la palla sul sinistro, i portieri sono fritti – spiega Palma -. Quel che ha fatto a Bologna non gli è venuto per caso, ce l’ha nelle sue corde. Moustapha fa sembrare facili le cose difficili. Se tutto va come deve andare, diventerà una stella“.
Il gol a Bologna, ha ammesso il presidente della cooperativa, “è stato un’apoteosi“. Il punto di arrivo luminoso di un percorso che può esibire con orgoglio altri punti di arrivo non da prima pagina dei quotidiani nazionali, ma non per questo meno importanti.
Il presidente Palma, infatti, ci tiene a sottolineare che il 70% delle persone “transitate per i nostri progetti è poi riuscita a trovare un’alternativa di vita autonoma: a prendere una casa in affitto, a trovare un lavoro, a sposarsi“.
Obiettivi che sembrano irraggiungibili a ragazzi che arrivano in Italia portandosi dentro un vissuto di guerre, di carestie, di discriminazioni. “Il nostro lavoro è cercare quanto più possibile di lenire le loro sofferenze e proporre loro un’alternativa di vita – conclude Palma -. Lo abbiamo fatto anche con Cissé. Lui, di diverso, aveva questo talento calcistico che l’ha portato a realizzarsi”. Il talento per la rinascita. In tutti i sensi.
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