Edin Dzeko compie 36 anni. L’anagrafe non è un problema: l’attaccante dell’Inter sa essere risolutivo nonostante il tempo. Sempre più leader.
Edin Dzeko, il Cigno di Sarajevo tocca quota 36. Anni di gol, magie e speranze: tanta Premier ma anche un pizzico di Serie A. L’arrivo a Roma, leadership nella squadra, obiettivi raggiunti e qualche rimpianto. Poi il passaggio all’Inter dove è esploso pian piano prendendo il posto di un Lukaku che sembrava impossibile da dimenticare: ora la scena è del bosniaco, ma non è sempre stato così.
Ci sono stati tempi in cui non era facile fare l’attaccante. Come il primo anno in giallorosso: pagato profumatamente dalla Roma al City e presentato come acquisto risolutivo, quella stagione fece fatica ad ingranare. Nonostante – o magari proprio per quello – avesse in squadra compagni del calibro di Mohamed Salah.
I tifosi lo chiamavano “Edin Cieco” per la sua scarsa propensione a metterla dentro. Poi si è rifatto con gli interessi: un anno di assestamento si dà anche ai migliori e, infatti, il bosniaco ha ripagato ampiamente la pazienza della piazza. L’attaccante è diventato uno dei migliori marcatori di tutti i tempi del club.
Un segno che andrà oltre il tempo e i ricordi, come dire che dopo un periodo difficile sono subentrate le soddisfazioni: quella rete contro il Barcellona, la semifinale di Champions conquistata e poi perduta, prove di Olimpo. Lo stesso che ha cercato di prendersi con l’Inter, ma anche in nerazzurro – al suo arrivo – non sembravano contentissimi.
Il predecessore non era proprio uno qualunque: Lukaku, che invece ha avuto la parabola opposta, accolto come il “salvatore della patria” e accusato alcuni mesi più tardi. Il calcio è strano proprio come la vita, ma basta non smettere di crederci. Ecco perché Dzeko ha la stoffa del leader: riesce a trasformare i fischi in applausi. Questo spetta solo ai più grandi, quelli per cui l’anagrafe è solo un tratto distintivo e non una zavorra.
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