Franco Baresi entra nel Metaverso. L’ex difensore e leggenda del Milan racconta la sua scelta in esclusiva ai microfoni di CalcioToday.it.
Si scrive Franco Baresi, si legge icona. Un mito senza tempo per estimatori di calcio e non solo che ha fatto la storia del Milan e dello sport italiano è pronto per un’altra sfida: quella di raccontare sé stesso attraverso opere ben definite. Baresi, infatti, anche a scopo benefico, entra nel Metaverso e nel mercato degli NFT. In gergo: “Not Fungible Token”. Sono pezzi unici nel mercato digitale che non possono essere né replicati, né sostituiti.
Nel caso di Baresi si tratta di frammenti importanti della propria carriera tradotti in opere (una collectibles di sette opere) grazie al contributo imprescindibile dell’artista Panenous dove avviene l’incontro fra vita e sport contraddistinto da valori importanti che hanno caratterizzato il vissuto del campione e di chi ha avuto voglia e stimolo di seguirlo con perseveranza sino ad oggi.
Di questo e molto altro, compreso il lavoro e il contributo che da anni ormai Baresi garantisce con Fondazione Milan (a cui andrà parte del ricavato dell’iniziativa NFT), ha parlato il campione in esclusiva ai nostri microfoni. Economia, sport e aspettative fra ambizioni ed emozioni di un talento senza tempo con la volontà di superarsi ulteriormente.
Le opere di Panenous attestano il suo ingresso ufficiale nel mondo degli NFT: lo scopo dell’iniziativa è anche benefico a supporto di fondazione Milan. Ci spiega com’è entrare nel mondo del Metaverso e cosa l’ha convinto a intraprendere questo tipo di mercato “intangibile”?
“Il progetto parte da lontano. Io ho scritto un libro dove racconto la mia storia, il mio scopo era quello di ispirare i giovani e di creare un modello per loro anche nel saper affrontare e superare le avversità della vita. Partendo dai valori del riscatto che si vedranno anche nel film documentario, raccontiamo una serie di aneddoti, anche legati a gente comune, dove emerge l’importanza di essere tenaci e volitivi nonostante tutto. Da queste suggestioni sono arrivato alle opere NFT e al Metaverso – sempre nella speranza di aver lasciato un segno – per trasmettere certi ideali che vanno anche oltre quello che è stato il mio operato sul campo. Anche per me quello del Metaverso è un mondo nuovo, particolare, ma per me, che sono sempre stato attento all’innovazione, è una nuova sfida“.
Nel mondo del calcio anche altri colleghi ha fatto una cosa simile, comprando un’isola digitale, lei sarebbe stimolato a fare una cosa simile dopo l’ingresso ufficiale in questa nuova frontiera?
“Intanto son curioso di capire come andrà questa esperienza. Uscirà, penso, i primi di aprile questa mia esperienza inclusiva. Tutti potranno conoscere il Metaverso con le mie opere, navigarci, interagire prima di poterle comperare. Quindi sarà un’esperienza completa e sarà qualcosa di unico e particolare perchè anche per me è la prima volta in questo nuovo contesto. In futuro abbiamo ancora in serbo qualcosa, mi sono affidato a una società di livello che conosce questo mondo, e mi auguro che sia uno stimolo per altre occasioni più avanti. Anche, magari, con altri miei compagni”.
Ci spiega l’iniziativa “From Milan to the World” e cosa portate in concreto con il supporto della Fondazione?
“La Fondazione lavora in Italia e nel mondo, quindi sia dare contributi per costruire campetti e dare un contributo agli oratori. Oppure dare una mano notevole a quei bambini che magari fanno fatica a inserirsi o devono essere portati ad avere una vita più attiva. Parlo anche dei ragazzi con disabilità o coloro che vivono situazioni di difficoltà. Andiamo nei luoghi dove la soglia di povertà è più elevata e diamo un contributo per le strutture e non solo. Credo che il mondo dello sport sia un veicolo fondamentale per trasmettere quei valori di solidarietà e di sostegno verso chi è stato messo a dura prova dalla vita. Ritengo sia importantissimo dare delle nuove opportunità a chi è meno fortunato e Fondazione Milan in questo c’è e ci sarà”.
Nel prossimo futuro quali sono gli obiettivi di Fondazione Milan?
“Abbiamo dato, visto il momento che stiamo attraversando e questo conflitto che è in atto, una somma ingente per l’Ucraina in collaborazione con la Croce Rossa Italiana per portare alle popolazioni in difficoltà beni di prima necessità e farmaci. Un lavoro di concerto per cercare di arrivare a più persone possibile. Siamo attenti anche alla stretta attualità e ai brutti momenti che stiamo passando rispetto alle vicende sul fronte ucraino”.
C’è un canale diretto con l’Ucraina, quindi?
“Sì, stiamo lavorando con la Croce Rossa. Un contributo a favore della popolazione. D’altronde la Fondazione è sempre stata molto attenta a certi temi: è nata nel 2003 e da anni cerca di tendere una mano a chi è in difficoltà. Abbiamo fatto tantissimi progetti, anche in Kenya, ma non solo. Credo che non siano tanti i club con la Fondazione all’interno che mettono a disposizione le loro risorse interne per realizzare progetti umanitari”.
A tal proposito: lei conosce molto bene Andryi Shevchenko, si sta spendendo molto per questa situazione spiacevole. Pensate di avere – come Fondazione – un canale diretto anche con lui?
“La società l’ha sentito e l’ha ringraziato. Anche la Fondazione ha sentito il suo messaggio e ci uniamo alle sue parole per sensibilizzare tutto il mondo e l’Europa in particolare – perchè siamo qua vicini – su quello che sta accadendo. Fondazione Milan è diventata molto sensibile a questo tema avendo anche avuto un giocatore come lui nel club, ma al di là della sua figura – che ha dato tanto alla società – abbiamo pensato a quelle famiglie, a quelle donne e a quei bambini che soffrono sotto i bombardamenti. Per questo ci siamo mossi in fretta”.
Tornando a lei e alla sua carriera: c’è qualcosa che ancora la stimola e vorrebbe fare in qualche ambito lavorativo e non?
“Io sono soddisfatto e lo dico chiaramente anche nel mio libro. “Libero di sognare” sottolinea quanto è importante non lasciarsi andare nei momenti di difficoltà, occorre sempre guardare avanti. Racconto quanto è stato importante per me circondarmi di persone care e avere ben presente il valore della famiglia. Questo mi ha aiutato molto al di là della mia professione di calciatore. Credo che in ogni ambito, in ogni campo e in ogni professione ognuno di noi può trovare delle difficoltà, l’importante è vincere le sfide più inaspettate anche solo con la tenacia. La volontà restituisce sempre qualcosa di importante: essere leali e riconoscenti è alla base di tutto. Spesso non diamo importanza alle piccole cose per renderci poi dopo conto di quanto in realtà fossero grandi. Quindi rimanere sempre sé stessi in un mondo che cerca sempre di volerti cambiare credo che sia già un successo”.
Franco Baresi ha qualche rimpianto?
“No, no rimpianti. Anzi, se mi guardo indietro, devo dire che ho avuto tanto. Anche perchè per raggiungere i tuoi obiettivi devi essere anche disposto a sacrificare qualcosa. Ho vinto tanto, ho avuto soddisfazioni, una bellissima famiglia. Quindi non ho rimpianti. Se sono ancora qui dopo quasi quarant’anni a lavorare ancora per il club, vuol dire che ho fatto qualcosa di buono. Questo mi riempie d’orgoglio”.
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