Il rebus Rabiot è uno di quelli di più difficile soluzione per i tifosi della Juventus: perché gioca tanto, a dispetto degli errori. Cosa non abbiamo capito
L’uomo più discusso della Juve è sempre Adrien Rabiot. Arrivato a parametro zero nel 2019, più discusso per gli errori che apprezzato per il contributo al gioco dei bianconeri dai tifosi, ha un contratto che scade l’anno prossimo. Ha molto mercato in Premier, piace al Manchester United ma non solo. Non ha avuto gravi infortuni, e potrebbe partire per una quindicina di milioni di euro. Ma Allegri crede in lui, è non è l’unico nella sua carriera. C’è qualcosa nel suo modo di stare in campo che sfugge, è un giocatore “lost in translation”, che paga certamente i suoi errori ma anche le aspettative di chi l’avrebbe voluto diverso da quello che è.
L’ultimo in questa lista è proprio Allegri che all’inizio della stagione si lamentava del fatto che segnasse poco, in rapporto al suo fisico. Il tecnico toscano avrebbe immaginato che uno così potesse diventare quello che Pogba era stato nella sua prima Juve.
Ma Rabiot non è una mezzala di quel tipo. “E’ un centrocampista di quantità che sa mettere anche qualità – ha ammesso il tecnico -, poi al tiro ci arriva lo stesso”.
Indietro, in effetti, gioca meglio e con meno pressioni. I numeri di questa stagione confermano quanto già si poteva intuire dalle presenze delle ultime stagioni: se al PSG ha giocato 109 partite con Laurent Blanc allenatore e 89 nella gestione Emery, se alla Juve Maurizio Sarri l’ha schierato 37 volte e Pirlo 47, un motivo ci sarà.
Rabiot, che in tre anni a Torino ha saltato nove partite in tutto, è il miglior giocatore nella rosa della Juve attuale per contrasti: 41 quelli riusciti su 54 tentati. Ha portato azioni di pressing 459 volte. In 156 di queste occasioni, i bianconeri hanno riconquistato il possesso nel giro di cinque secondi.
Non stupisce, poi, che spicchi per efficacia nei duelli aerei, è secondo solo a De Ligt finora tra i calciatori di Allegri.
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Quanto successo contro il Villarreal testimonia anche come i tifosi non siano disposti a perdonarlo. E’ vero, in occasione del gol del Villarreal Parejo gli passa alle spalle mentre Capoue crossa da destra.
I tifosi lo hanno considerato il principale colpevole, ma in realtà la sua posizione nasce da uno sbilanciamento precedente, con McKennie e Locatelli chiamati a tamponare la superiorità numerica nella trequarti del Sottomarino Giallo. Locatelli avrebbe dovuto coprire Parejo, ma è dal lato opposto, McKennie è in ripiegamento, Rabiot si trova vertice basso e tenta di andare a chiudere la linea di passaggio. Una scelta, questa sì, azzardata, in una fase di difesa non ordinata.
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Ma una scelta da centrocampista difensivo abituato a pensare in termini di pressione e recupero del pallone più che di inserimenti senza palla. Come modello, per restare alle ultime versioni del centrocampo della Juve, è più Matuidi che Khedira.
Su queste basi, il rapporto fra Rabiot e la Juve potrebbe ancora funzionare. A patto che il centrocampista riesca ad essere meno distante e più in sintonia con l’emozione della partita, più ambizioso e meno apparentemente altezzoso. Magari così riuscirà anche a farsi amare.
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