Crisi Ucraina, la Nazionale Calcio Amputati si adopera in prima persona nel conflitto ucraino: l’opera per sostenere i popoli colpiti.
È impossibile bloccare il conflitto, dicono. Eppure la diplomazia internazionale si sta adoperando per cercare di trovare una soluzione immediata per fermare la barbarie: l’ha detto Draghi, “la questione Ucraina ci riguarda tutti. Riguarda il nostro essere liberi”. Sono in pochi a potersi permettere di dissertare sulla libertà senza risultare banali o retorici: la Nazionale di Calcio Amputati è fra questi.
Loro sono liberi calciando un pallone, perchè pur avendo un arto mancante gonfiano la rete e i cuori di molti. Non è forse questo il concetto più alto di libertà? Poter soddisfare qualcuno in modo disinteressato. Lontano da obblighi e tabù. Allora la Nazionale vince e convince. Al punto che il Movimento Calcistico Amputati comincia a crescere fino a diventare una realtà consolidata con un vero e proprio campionato. Ma non è tempo di record e statistiche quando fuori si contano i morti.
Crisi Ucraina, il contributo della Nazionale Calcio Amputati
La Nazionale Calcio Amputati c’è anche in Ucraina: nello Stivale dà soddisfazione, altrove deve fare ancora qualche tappa prima di affermarsi doverosamente, ma ci sta riuscendo. L’Ucraina – come ha detto anche Shevchenko – quando c’è da mettere il cuore non si tira mai indietro.
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Allora sono partite importanti raccolte fondi che serviranno ad aiutare le terre colpite dai bombardamenti di questi giorni. Kiev in primo luogo e poi, a macchia d’olio, gli altri luoghi fino a una copertura ad ampio raggio. Questo perché gli Amputati sono calciatori dal cuore d’oro anche in Ucraina e, mentre qui c’è chi si leva la maglia e invoca la pace, altrove c’è chi si ferma (in tempi di guerra i campionati sono sospesi) senza essere perduto.
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Allora ogni donazione vale doppio perchè a farla sono coloro che hanno imparato a convivere con la sottrazione per una vita e, finalmente, possono dare anche senza dover dimostrare qualcosa. L’esempio è indiscutibile, come anche la generosità e l’opportunismo di fare la cosa giusta al momento giusto. Amaro, magari, ma essenziale. Le raccolte fondi hanno un senso, soprattutto se si vuole dare – è il caso di dirlo – un calcio ai pregiudizi. Ancora meglio se a farlo sono degli uomini davvero “in gamba”. Senza malizia, ma con il cuore.