Ruslan Malinovskyi è l’uomo partita in Europa League: non solo per la doppietta con la Dea, ma anche per l’esultanza dopo i gol.
Il conflitto ucraino entra nel vivo delle partite di Europa League e non solo. Tanti sono i giocatori che si schierano contro quello che sta accadendo in queste ore a Kiev. Oltre agli appelli social c’è chi ha voluto fare qualcosa in più: metterci la faccia, o meglio il piede. Talento al servizio della società e soprattutto del sociale.
Malinovskyi, giocatore ucraino dell’Atalanta, non solo ha segnato una doppietta ma esultando ha mostrato una maglia con la scritta “No war”. Basta guerra. Proprio come i graffiti che sono comparsi a Mosca nel corso degli attacchi in Ucraina della mattinata. Ognuno difende la propria causa come può, ma molti – era prevedibile – si schierano dalla parte della pace: un calcio alla guerra, in gol contro le avversità.
I significati sono molteplici, ma quello che conta è esserci: in questo momento dove tutti – a modo proprio – cercano di scappare per salvarsi la pelle. C’è chi resta fermo e ragiona con un’arma che non si compra al mercato: la dialettica.
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A parole, sulle maglie, sui social. Fermare il conflitto è possibile anche secondo i calciatori: un’offensiva si argina, innanzitutto, con la cultura e la dialettica. Anzi, proprio con la crasi: cultura dialettica. Insieme di cose che vengon fuori anche durante un’esultanza. Questo per confermare – qualora ce ne fosse bisogno – che il calcio non è mai solo uno sport.
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