Calcio femminile, svolta storica: donne pagate quanto gli uomini

É il primo clamoroso caso di Equal Pay e arriva dopo una lunghissima causa durata sei anni, le giocatrici di calcio femminile della nazionale americana hanno vinto

La notizia dell’accordo rimbomba sul web in modo clamoroso nel pomeriggio, dopo un tweet della federazione americana di calcio.

Calcio femminile Rapinoe
Megan Rapinoe, la calciatrice simbolo della vertenza Equal Pay (AP LaPresse)

Le donne della nazionale di calcio femminile otterranno 24 milioni di euro, a titolo di risarcimento e interessi. Avrebbero dovuto essere pagate tanto quanto i calciatori della nazionale maschile.

Calcio femminile, una class action storica

Si tratta di una svolta epocale non solo per il mondo del calcio, ma per quello dello sport in senso più generale. Perché grazie a questo accodo vengono stabiliti due principi fondamentali. Quello del professionismo e quello dell’equità retributiva. Una questione annosa che va avanti da anni e che fino a questo momento non ha mai trovato soddisfazione nelle aule di giustizia. Anche perché, probabilmente, per la prima volta la causa intentata dalle giocatrici americane ha finalmente trovato un appoggio politico e istituzionale.

Trionfi sottopagati

Le atlete firmatarie del primo ricorso, presentato alla commissione americana per le pari opportunità, sono Megan Rapinoe, Alex Morgan e Christen Press: furono loro a firmare il primo documento. Che poi fu accolto da tutte le giocatrici della nazionale che nel 2019 vinse il mondiale femminile in Francia. Al grido di “pagateci quanto loro”.

Ci sono voluti sei anni di battaglia legale, con risultati controversi. Nel 2020 una sentenza di una corte locale stabilì che il ricorso delle calciatrici non poteva essere accolto. Perché il loro compenso era legato a un mercato di valore e potenzialità inferiore rispetto a quello maschile. Eppure il calcio femminile americano ha vinto tutto fruttando milioni di iscritti in uno dei movimento più grandi e potenti a livello mondiale.

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Le cose sono cambiate quando alcuni sponsor della nazionale femminile hanno deciso di sposare la causa delle atlete, minacciando di abbandonare il proprio supporto. Il presidente americano Joe Biden in persona tempo fa aveva auspicato in una positiva conclusione della vertenza definendo le richieste delle calciatrici “sensate e giustificate”.

Calcio femminile Rapinoe
Megan Rapinoe con Carli Lloyd, giocatrice simbolo della nazionale americana (AP LaPresse)

Ieri la federcalcio americana ha chiuso la questione con una “transazione concordata”. In pochi minuti calciatrici di ogni parte del mondo, professioniste e dilettanti, hanno festeggiato on line con commenti e post. Megan Rapinoe, protagonista e portavoce della class action sfoga la sua soddisfazione: “Questo è un momento storico, e tra qualche anno lo rivivremo pensando che proprio oggi è cambiato tutto per il calcio femminile. É il momento di guardare al futuro con maggiore ottimismo e di consegnare alle ragazze che oggi sperano di fare del calcio una professione, una prospettiva più equa”.

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Megan Rapinoe ha chiesto a tutte le donne che giocano a calcio per professione di inizare class action simili, contro club e federazioni. Eloquente il suo ultimo post, taggando la FIFA: “Sapete una cosa? Adesso tocca a voi…”

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