Ciro Immobile è rimasto sempre molto legato alla sua famiglia e quando torna a casa c’è qualcosa a cui proprio non riesce a rinunciare
Quando Ciro Immobile, lo scorso marzo, ha ricevuto la Scarpa d’Oro in Campidoglio, mamma Michela ha raccontato tutto il suo orgoglio. Ha pubblicato una foto di famiglia con il trofeo. “Guardando questa foto vedo ancora quel ragazzino determinato a seguire la strada per il successo, senza esitazioni e con una dignità nell’affrontare i sacrifici che a quell’età fa la differenza” ha scritto.
Il legame di famiglia è rimasto fortissimo. Immobile ha chiamato una delle sue figlie Michela, come la madre. Inoltre fra i suoi numerosi tatuaggi compare anche il calco del suo bacio.
Nato quattro mesi prima dei rigori fatali all’Italia ai Mondiali in casa del 1990, Immobile sperimenta il suo talento proprio in casa. Nel salotto di casa mette in porta suo fratello Luigi, futuro laureato in ingegneria con il massimo dei voti, e segna sempre.
Se ne accorge il Sorrento, che gli paga l’abbonamento alla Circumvesuviana per farlo andare ad allenare. Sembra fatta quanto entra a 17 anni alla Juventus, ma per la vera esplosione serviranno i 28 gol nel Pescara di Zeman del 2012: in quella squadra giocavano anche Lorenzo Insigne e Marco Verratti.
Un giorno, quando giocava nella Juventus, mamma Michela lo andò a trovare nell’alloggio che condivideva con altri ragazzi del vivaio bianconero. Senza mezzi termini invitò il figlio appena diciottenne a tornare a casa.
Ciro Immobile però non aveva dubbi. “Sono nella Juve e diventerò un grande cannoniere” diceva. Aveva quasi convinto l’Inter, che però ha preferito puntare negli stessi anni su Mattia Destro e Mario Balotelli.
Così ha debuttato in Serie A con la maglia della Juventus, a 18 anni, entrando contro il Bologna al posto di Del Piero.
In quella staffetta c’è il segno dei tempi. A quattro anni, infatti, Immobile aveva fermato Pinturicchio, a Napoli con la nazionale militare, per scattare una foto ricordo.
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Ne ha fatta di strada Immobile dai campetti dell’Oplonti all’Olimpico, dove è diventato il miglior bomber nella storia della Lazio. Chi lo vedeva allora, non avrebbe immaginato che sarebbe diventato un centravanti potente e agile, con un fisico ideale per il calcio moderno. Da piccolo, ha raccontato la mamma, quasi si dimenticava di mangiare.
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Saltava pasti e scuola, ma mai gli allenamenti. E ad ogni ritorno a casa, nonostante il rigido regime alimentare da rispettare, una piccola deviazione c’è sempre. Perché la parmigiana di melanzane di mamma Michela è una tentazione a cui è impossibile resistere. E chissà se per il giorno del suo compleanno a tavola ci sarà proprio la parmigiana tanto amata da King Ciro…
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