La Juventus ha raggiunto la semifinale di Coppa Italia contro la Fiorentina grazie a un gol nel finale di Vlahovic ma Allegri può godersi il nuovo ruolo di Morata
Dusan Vlahovic ha spinto la Juventus contro il suo passato. Il suo gol, infatti, ha reso possibile una semifinale di Coppa Italia contro la Fiorentina. La sfida sarà ancora più accesa del solito, al di là dell’intensa rivalità fra le due tifoserie, dopo le polemiche per il trasferimento del serbo. I viola, infatti, non gli hanno perdonato quello che considerano come un tradimento.
Il suo arrivo in bianconero ha già comportato un significativo cambiamento dal punto di vista tattico nell’attacco della Juventus. Avere un centravanti di stile moderno ma di concezione antica come Vlahovic, energico uomo d’area che finalizza e non tesse il gioco, ha permesso ad Allegri di restituire Morata a una posizione più naturale.
Il tecnico toscano, consapevole che lo spagnolo non fosse del tutto a suo agio nell’agire da unico riferimento offensivo, l’ha schierato con quei compiti per necessità nella prima parte di stagione.
Quanto visto contro il Verona, prima presenza di Vlahovic in bianconero, e nell’ultima mezz’ora contro il Sassuolo in Coppa Italia, è un tridente d’attacco di precisa e lineare configurazione.
Il serbo è il centravanti classico, l’uomo che occupa l’area. Dybala parte largo e si accentra negli spazi di mezzo con facoltà di inserirsi e creare disordine come in occasione del primo gol contro il Sassuolo. Morata, invece, si tiene più defilato con un ruolo che ricorda il modo in cui Allegri utilizzava Mandzukic.
Juventus, il nuovo ruolo di Morata
Nella sfida di campionato contro il Verona, Morata ha mantenuto una zona d’influenza in campo perfettamente accostabile a quella di un’ala sinistra classica. In questo modo, lo spagnolo ha avuto più campo a disposizione e meno palloni da dover gestire spalle alla porta, pressato dai centrali avversari. Uno scenario che in carriera Morata ha sempre dimostrato di soffrire.
La sicurezza di un partner come Vlahovic sgrava Morata di compiti di protezione del pallone, di temporeggiamento per facilitare la risalita del campo. La sua diventa una partita più leggera, più libera e più veloce.
Il suo spazio si fa più stretto e più lungo. Le schermate che seguono lo dimostrano. Rispetto alle zone di campo che ha prevalentemente occupato in stagione, in cui si è mosso soprattutto a ridosso dell’area in posizione sostanzialmente centrale, nelle ultime due presenze il cambio di passo è evidente.
Nei 29 minuti giocati contro il Sassuolo, Morata ha occupato una zona di campo leggermente più avanzata rispetto a quanto visto contro il Verona. Ha completato una conclusione nello specchio della porta, tentato un dribbling non riuscito e toccato 26 palloni.
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La sfida di Coppa Italia, oltre a testimoniare il potenziale di un tridente così disposto negli spazi, evidenzia anche la possibile controindicazione dell’impiego di Morata da ala. In coppa, infatti, non ha vinto nessuno dei quattro duelli palla a terra, è stato dribblato due volte e complessivamente ha perso sei volte il possesso. Dunque, se trovasse di fronte difensori capaci di tenergli fisicamente testa, la Juve potrebbe soffrire nelle transizioni su quella fascia soprattutto se alle spalle di Morata agisce Alex Sandro, come in Coppa Italia.
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Ma questa soluzione, d’altra parte, fa sì che la Juve di Allegri abbia una possibilità in più per mixare la difesa posizionale con azioni coordinate di pressing per il recupero alto del pallone. E questo vuol dire più equilibrio nelle due fasi con il baricentro più alto. Potenzialmente, una svolta per i bianconeri.