Lazio, quel gol al Milan ha chiuso un’epoca: un segno del destino

La Lazio sfida il Milan in Coppa Italia: riviviamo la carriera di un giocatore decisivo al San Siro contro i rossoneri nella manifestazione

Milan-Lazio è una sfida che promette gol e spettacolo. Anche in Coppa Italia, la rivalità si è molto accesa negli anni Duemila. I precedenti dicono che i rossoneri hanno vinto solo uno degli ultimi nove confronti diretti in Coppa Italia. Quando si sono incontrate nei quarti della manifestazione, il Milan ha passato il turno nel 2002 e 2012, ma sono stati eliminati nel 2015, anno in cui i biancocelesti raggiunsero la finale sotto la guida di Stefano Pioli.

Lazio, quel gol al Milan che ha cambiato la storia: un segno del destino
Lazio, quel gol al Milan che ha cambiato la storia: un segno del destino (Lapresse)

C’è un altro Milan-Lazio che rimane nel cuore dei tifosi biancocelesti. E’ l’andata della semifinale dell’edizione 2003-04. Carlo Ancelotti, allenatore dei rossoneri, assiste impotente al trionfo biancoceleste: 2-1 all’andata a San Siro, 4-0 al ritorno all’Olimpico. Il 2-0 all’andata l’ha segnato un difensore arrivato senza troppe fanfare nell’estate del 1998.

Quell’anno Sergio Cragnotti ha deciso di rivoluzionare la Lazio, intanto quotata in Borsa, investendo 134 miliardi di lire per acquistare Christian Vieri e Marcelo Salas, Sergio Conceicao, Dejan Stankovic, Sinisa Mihajlovic, e quello che dovrebbe essere il vero colpo del mercato. Si tratta dello spagnolo Ivan De la Pena, adorato a Barcellona, costato 30 miliardi più 6 di ingaggio netto all’anno. La trattativa con il Barcellona si è sbloccata quando Cragnotti ha accettato di prendere a parametro zero anche Fernando Couto.

De la Pena alla Lazio è rimasto un rimpianto, Couto è l’uomo che ha segnato il secondo gol in quella semifinale di Coppa Italia a San Siro che ha spento le luci sul Milan di Ancelotti.

Lazio, lo storico gol di Fernando Couto

Fernando Couto, il gol che ha fatto la storia
Fernando Couto, il gol che ha fatto la storia (Lapresse)

Couto piace a Julio Velasco, il ct della nazionale di pallavolo della “generazione di fenomeni” che ha dominato il mondo negli anni Novanta. Velasco è stato appena nominato direttore generale della Lazio. L’ha visto giocare nel Parma negli anni in cui allenava a Modena.

Alla prima stagione, contribuisce a conquistare l’ultima Coppa delle Coppe nella storia del calcio. Nel campionato 1999-00, concluso con il secondo scudetto biancoceleste, Couto viene alle mani in allenamento con il “Cholo” Diego Simeone. I due non si sopportano e non lo nascondono.

Il 4 aprile 2001, la sua reputazione si macchia dopo il controllo antidoping di Firenze. Couto è positivo al nandrolone. Il 21 aprile le controanalisi confermano la presenza di norandrosterone e noreticolanolone: verrà squalificato per 10 mesi il 20 luglio, ma la commissione d’appello federale a settembre ridurrà la sospensione a quattro mesi, a decorrere dal 27 aprile 2001. Il portoghese può rientrare dalla seconda giornata. Gioca 29 partite in una stagione senza luci.

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L’anno successivo torna Mancini, come allenatore. Couto segna una sola rete, ma è decisiva in Europa. A Cracovia, negli ottavi di finale di Coppa Uefa, la Lazio deve vincere visto il 3-3 dell’andata. La partita viene rinviata, poi giocata su un campo scongelato alla meglio. Nel pantano Couto pareggia il vantaggio dei polacchi, prima del gol qualificazione di Chiesa. Il sogno europeo finirà in semifinale contro la sua ex squadra, il Porto di Mourinho.

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Nel 2004, dopo aver vinto la Coppa Italia, la Lazio si sfascia. L’inizio dell’era Lotito porta molti a lasciare il club. Couto resta, come Peruzzi e Inzaghi, e accetta una notevole riduzione dell’ingaggio. Il nuovo tecnico Mimmo Caso gli assegna la fascia di capitano. Il portoghese segna tre gol in campionato ma non viene confermato a fine stagione. Passa per due stagioni al Parma prima di dare l’addio al calcio giocato. Lascia la Lazio dopo 145 presenze e 9 reti in campionato. E pensare che l’affare avrebbe dovuto essere De la Pena.

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