Pallone calcio (La Presse)
Una notizia sconvolgente, che riguarda un ex giocatore dell’Arsenal, ha scosso l’intero mondo del calcio per le ultime dichiarazioni.
Quando si intraprende la carriera di calciatore e si ha la fortuna di poter giocare nei migliori campionati europei, è come aver vinto alla lotteria. Un sogno che si trasforma in realtà. Tutto ciò che si desiderava da piccolo, diventa vero. Il campo di calcio, gli allenamenti, la squadra, i tifosi che ti festeggiano e ti incitano a fare sempre meglio, i trofei che puoi vincere e che poi magari vinci.
Una vita meravigliosa contornata da soldi, lusso e finalmente la possibilità di poter costruire tutto ciò che hai sempre sognato. Una vita meravigliosa che si ferma bruscamente il giorno in cui devi ritirarti. Per molti calciatori, il giorno dell’addio al calcio è il più brutto: cambiano le abitudini, si guarda la vita da un’altra prospettiva e le conseguenze a volte non sono delle più positive.
Non tutti rimangono nel mondo del calcio e questo li sconvolge perché è come dover ricominciare tutto daccapo. Un qualcosa che per alcuni è inaccettabile, spingendoli addirittura alla depressione e a compiere gesti inconsulti. Un esempio è l’ex giocatore dell’Arsenal, Eboué, che una svolta smesso di giocare a calcio, ha avuto una serie di problemi personali.
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Infatti, nel 2018, il difensore ivoriano ammise di aver tentato il suicidio per la vergogna derivante dalla squalifica che due anni prima la FIFA gli inflisse per non aver pagato delle commissioni al suo ex procuratore. Un gesto inconsulto ma che esprimeva completamente la desolazione di un uomo che, per via di un mancato pagamento, si vedeva strappato al mondo del pallone.
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A parlare di ciò, è stato proprio l’ex Arsenal a ‘RMC Sport’: “La FA mi ha sospeso da qualsiasi attività, non avevo il diritto di allenarmi con un club. Mi allenavo da solo e mi vergognavo. Andavo a correre al mattino, ma c’erano persone che si stavano allenando e venivano a fare qualche foto. Poi mi sono dovuto allenare di notte, non c’era luce, ma non potevo restare a casa”.
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