Cristiano Ronaldo nuova fase al Manchester United (LaPresse)
Cristiano Ronaldo alle prese con una nuova fase della sua carriera: il centravanti dello United protagonista dell’ennesimo siparietto.
Cristiano Ronaldo e il Manchester United, opposti che si attraggono: il campione lusitano è tornato al suo inizio sperando di poter ricominciare il giro, ma la ruota gira a senso unico. Tornare idealmente nella squadra che l’ha reso grande non basta per ingannare un’anagrafe che si fa sentire. Tecnica indiscutibile, così come il talento.
La tenuta atletica meno, perchè comunque 37 primavere si fanno sentire. Anche i migliori devono fermarsi e riflettere: il lusitano non pensa a smettere, ma forse gli stanno iniziando a far capire che non è più indispensabile. Utile, certo, ma vanno avanti anche senza di lui.
Le prime avvisaglie c’erano già state a Torino: Sarri cercava di gestirlo, Pirlo lo ha risentito come peso e utilizzato come “parafulmine”, mentre Allegri l’ha accompagnato delicatamente alla porta. Per lui non c’era più posto. Rangnick, al contrario, non caccia nessuno. Al contrario tiene d’occhio i vari stati d’animo del campione e calibra le situazioni: qualche panchina in più per riflettere. 90 minuti solo quando è davvero necessario. L’ultima uscita di scena parziale contro il Burnley: al suo posto Cavani.
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Stavolta niente polemiche o scenate: semmai un pizzico di teatralità. Cristiano Ronaldo esce, si accomoda in panchina e, appena capisce di essere a favore di telecamera, si toglie i parastinchi e bacia la parte frontale. Quella con la sua faccia e lo stemma del Portogallo accanto. Un gesto che vale più di mille parole: “Io ci sono, resto qui”. Una sorta di proiezione analitica di sé stesso: lui e il suo successo.
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Due cose che sono sempre andate di pari passo, ma che per vari motivi – adesso – non riesce a gestire senza essere sotto stress: il corpo dice una cosa, la mente un’altra. Lottare contro il tempo che passa è estenuante, per qualcuno è più difficile di altri, perchè invece di fare i conti con i giorni che passano si è sempre confrontato con lo spauracchio – finta ambizione – dell’eternità. Quella spetta solo ai libri di storia e Ronaldo c’è già.
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