L’allenatore del Bayern Monaco Julian Nagelsmann ha vinto lo scontro diretto con la sua ex squadra del Lipsia: un dettaglio non è sfuggito ai tifosi
Bayern Monaco-Lipsia non era una partita come le altre in Bundesliga. Non lo era sicuramente per Julian Nagelsmann, che si è affermato nel club del network Red Bull battendo una serie di primati di precocità anche in Champions League. Oggi sulla panchina del Bayern, ha ritrovato la sua ex squadra, affidata a Domenico Tedesco. E ha firmato un prezioso successo per 3-2.
Al di là degli aspetti emotivi e dei ricordi, il big match contava molto anche per la classifica della Bundesliga. Il Bayern Monaco, è vero, ha nove punti di vantaggio sul Borussia Dortmund, ma i gialloneri hanno una partita in meno. Perdere punti contro il Lipsia avrebbe potuto riaprire la corsa al titolo.
Il successo ha consentito a Manuel Neuer di raggiungere le 310 vittorie in Bundesliga in 458 presenze, eguagliando il record di un altro leggendario portiere del Bayern Monaco, Oliver Kahn.
I bavaresi hanno sbloccato con Thomas Muller, autore della 136ma rete della sua carriera in campionato. E hanno così allungato a 68 la striscia di partite consecutive con almeno un gol all’attivo, una serie iniziata quasi due anni fa esatti con un pareggio 0-0 proprio contro il Lipsia.
Dopo il pareggio di Silva, nel finale del primo tempo è arrivato puntuale il gol di Lewandowski che ha raggiunto le 24 reti in 21 giornate. Il Lipsia si è rimesso in partita con Nkunku, ma si è arreso dopo l’autorete di Josko Gvardiol, solo il terzo in 191 partite in Bundesliga nella storia del club.
Ma non è solo l’andamento del punteggio o la successione dei gol ad aver colpito l’immaginario dei tifosi italiani. Se le grandi squadre della Serie A come l’Inter, il Milan o la Juventus si rivelano sempre attente agli equilibri in fase difensiva, a coprire il campo, a schierare una difesa in grado di proteggere l’area di rigore, Nagelsmann ha proiettato il Bayern verso un futuro fatto di scelte coraggiose. Ai limiti dell’azzardo.
Nagelsmann ha schierato il Bayern, in uno scontro diretto con una rivale per il titolo in campionato, senza difensori centrali. Nel suo 3-4-2-1, infatti, la linea arretrata è composta da tre terzini: i francesi Pavard e Lucas Hernandez, fratello del Theo espulso al termine della rimonta del Milan nel derby, e il tedesco Sule che lascerà a parametro zero la squadra.
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A centrocampo, Gnabry e Coman, autore dell’assist per Lewandowski, partono come esterni, in mezzo Tolisso e Kimmich, giocatore di superiore intelligenza che sta ripercorrendo la strada di Lahm, anche lui partito terzino e diventato uomo ovunque. Muller e Sane, infine, hanno agito alle spalle di Lewandowski.
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Una simile dichiarazione di amore per il pallone, e di contemporaneo rifiuto di ogni tipo di dogma in nome del dinamismo e di una fluida occupazione dello spazio, spiega meglio di tante altre considerazioni perché oggi la scuola tedesca sia vincente anche in Europa. Un modello che appare però difficile da imitare per le grandi d’Italia e non solo.
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