Ancelotti ha il patentino da allenatore scaduto: se non lo rinnova attraverso dei corsi di aggiornamento, rischia la carriera.
Ancelotti ha il patentino da allenatore scaduto. Situazione che va avanti dal 31 Dicembre, se vuole continuare ad allenare, secondo la UEFA, deve frequentare dei corsi d’aggiornamento obbligatori. Nulla di strano nella forma, un po’ meno nella sostanza perchè sembra che il tecnico di Reggiolo si stia adoperando per ovviare a questa situazione.
Nello specifico la Federcalcio spagnola starebbe – secondo quanto riporta il Corriere dello Sport – parlando con la UEFA per cercare di trovare una mediazione perchè – si legge nella nota ufficiale – “certe situazioni non dovrebbero riguardare un tecnico del suo calibro”.
La vicenda ha fatto sorridere anche l’opinione pubblica, secondo cui i corsi di aggiornamento per Ancelotti sarebbero superflui a fronte delle 1200 panchine in carriera e i trofei vinti: la rendita sarebbe il miglior biglietto da visita. Tutto questo, però, rischia di creare un precedente. Ecco perchè la situazione ci riguarda tutti. Queste dinamiche, che sembrano lontane anni luce dalla realtà, fanno capire che ciascuno – in ambito diverso – è un professionista e, come tale, deve attenersi a delle regole che siano condivise da tutti.
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Il patentino da allenatore non si ottiene per grazia ricevuta: ci sono dei corsi da fare, un cammino da intraprendere e persino una tesi da consegnare. L’allenatore è un mestiere esattamente come tanti altri in cui non ci si improvvisa. La preparazione è possibile anche grazie a tanta gente competente che, in veste di docente, mostra, confronta e insegna l’avanguardia dell’impiego.
Vale nello sport e nella vita. Ogni tappa che facciamo, sul piano professionale, è accompagnata da un iter didattico. Anche chi scrive per informare di questa incresciosa vicenda lo fa grazie a un patentino il cui mantenimento passa attraverso dei corsi di formazione continua e specifica.
Siamo, quindi, un po’ tutti allenatori del nostro destino a seconda del percorso che decidiamo di intraprendere. Esiste chi è più bravo e chi lo è meno, ma questo non deve prescindere dall’onestà intellettuale. Siamo lo stesso popolo – di sportivi e non – che si è indignato per la possibile esenzione dal Green Pass di Djokovic in occasione degli AUS Open. Proprio perchè le regole, se ci sono, devono valere per tutti in egual misura a seconda del contesto di riferimento.
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Se cominciamo a dire che Ancelotti potrebbe ovviare a questa procedura perchè è vincente (sottintendendo automaticamente che sia preparato), significa fare figli e figliastri – anche solo sul piano dialettico – rispetto a chi magari quei corsi li frequenta in maniera assidua attribuendo valore (etico e morale, prima ancora che economico) ad un sistema. A chiunque potrebbe piacere farne a meno, ma continua secondo i canoni perchè per funzionare un ingranaggio deve essere condiviso e apprezzato da tutti. Nessuno escluso.
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I corsi di aggiornamento sono ritenuti superflui? Si faccia in modo di cambiare e modernizzare il percorso nell’ambito dei tecnici, ma tali modifiche – eventualmente – debbono essere fatte di pari passo. Senza agevolare qualcuno né prima, né dopo, né durante. Quando penseremo davvero che le qualifiche devono andare a braccetto con le competenze – altrimenti non si andrà mai lontano – avremo fatto un passo avanti. Non solo nel calcio.
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