Serie A, il Made in Italy fa gola a molti soprattutto all’estero: non è un caso che molti talenti approdino in MLS.
Il video celebrativo va sottolineato più della trattativa: quello che resterà dell’approdo di Insigne al Toronto, prima ancora della cifra faraonica per cui ha salutato Napoli, è il contributo social condiviso sui canali della squadra canadese. Poche parole, semplici, dirette e in Italiano. Non solo per la poca padronanza della lingua inglese.
I vertici della compagine canadese volevano che Insigne parlasse nella propria lingua madre per una ragione ben precisa. In MLS – come nei grandi campionati esteri – non comprano soltanto per rinforzare la squadra ma anche e soprattutto per accumulare potere d’acquisto. Significa che la forza del giocatore che arriva non risiede solo nel talento, ma nella capacità che l’elemento ha di attirare a sé una determinata porzione di mercato. In gergo tecnico si definiscono “esche”.
Arrivano e portano con sé, quasi per osmosi, una serie di affezionati che vedrà quel campionato solo per seguire il proprio idolo. È un po’ quello che è successo con Ronaldo alla Juventus, in grado di portare ulteriori oneri ma anche parecchia rilevanza sul piano internazionale alla Juventus perchè – quando c’era il lusitano – tutti gli occhi erano puntati sulla Continassa. E quindi sull’Italia.
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Il Toronto ha fatto lo stesso ragionamento, esattamente come ragionano tutti i “Paperoni” che, attualmente, acquisiscono squadre di calcio: Messi al PSG non è stata una mossa esclusivamente legata al talento del singolo. L’argentino è arrivato anche, e soprattutto, in chiave di marketing.
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La Ligue 1, infatti, ha aumentato gli spettatori e i consensi. I grandi giocatori portano con sé un bacino d’utenza non indifferente che sposta gli equilibri di mercato nei vari campionati. In un momento in cui la crisi impera a livello globale, a fare la differenza sono le influenze.
Insigne, Criscito, Destro e Giovinco sono la dimostrazione che la MLS – ma vale per qualunque campionato in espansione – vuole ingrandire il mercato e coinvolgere sempre più estimatori. I campioni, come ha detto Giovinco, rispetto alla reputazione in Italia potrebbero finire fuori dai radar ma gli italiani potrebbero entrare nei radar canadesi.
Nel senso che il pubblico del Napoli o del Bologna o di chiunque altro prenderanno dopo aver visto la propria squadra del cuore butterà un occhio al Toronto per seguire il proprio idolo. È successo anche con De Rossi al Boca Juniors: pullman di romanisti in Argentina solo per vedere DDR.
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Chiamatela nostalgia, malinconia, per altri si chiama bene di consumo. Il sentimento può essere anche una fonte d’esportazione. Specialmente quando c’è di mezzo un pallone. Allora basta davvero una ricerca su Internet per piazzare il colpo di mercato, perchè non conta tanto cosa fai, ma quello che, in termini di appeal, rappresenti.
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