Inter, così come altri top club al centro di questioni economiche da fronteggiare a causa della pandemia. Numeri che mettono in crisi la società.
Il primo posto in classifica, così come l’accesso agli ottavi di Champions League, consentono all’Inter di respirare dopo un’estate alquanto bollente. Prima il continuo susseguirsi di notizie circa la vendita della società, poi le dimissioni di Conte e alla fine, la cessione di tre top player.
Momenti incandescenti, che hanno rovinato in parte la festa per quello scudetto che mancava da undici anni. Tutta colpa della pandemia che, causa ed effetto, ha messo a nudo tutte le difficoltà di un calcio che, per troppi anni, ha speso più di quanto riusciva a ricavare annualmente.
Inter, che brutta notizia
Spiegare la crisi economica che imperversa nel mondo del calcio non è alquanto semplice. Eppure, tramite il ‘Football Benchmark’ di KPMG, si riesce ad avere un’idea più chiara. Partendo dai ricavi dei 20 top club d’Europa, nella stagione 2018/19, essi erano pari 7.586 milioni di euro. Tra questi, c’era il Barcellona che vantava la cifra più alta di 839 milioni di euro. Con l’avvento della pandemia, i ricavi operativi medi aggregati delle due stagioni successive sono ammontati a soli 6.692 milioni di euro, facendo registrare così una diminuzione del 12% e una diminuzione media annua di 45 milioni di euro per club nel campione.
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Se andiamo ad analizzare i dati relativi alle prime cinque squadre italiane, vediamo che a perderci di più è stata la Roma con -28.8%. A seguire, ci sono Napoli (-14.8%), Inter (-12.6%), Juventus (-9.7%) e Milan (-7.6%). A complicare la situazione sono stati soprattutto i costi del personale. Infatti, nonostante la crisi economica, si è registrato un calo solo dell’1% rispetto all’anno precedente, con una somma pari a 4.613 milioni di euro in media.
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Secondo lo studio fatto da ‘Football Benchmark’ di KPMG, ciò è dipeso dal fatto che, i contratti dei giocatori di questo livello sono garantiti e prevalentemente pluriennali. Pertanto, c’è poco margine per tentare di ridurre queste spese. Inoltre, la non diminuzione dei costi allo stesso ritmo dei ricavi, ha generato un aumento del 7% del rapporto costo-ricavi del personale, passando dal 67% al 74%.