Breve storia dei trasferimenti dalla Fiorentina alla Juventus: da Cervato e Baggio a Bernardeschi, Chiesa e Vlahovic. Chi ha detto no
Passare dalla Fiorentina alla Juventus non è mai un trasferimento come gli altri. La rivalità tra i due club, vissuta dai tifosi soprattutto viola come una radicale contrapposizione di stile e identità, comporta che ogni cessione sia interpretata come un tradimento. Soprattutto se a lasciare la Fiorentina sono calciatori amati, che hanno scritto pagine di storia. E’ il caso di Sergio Cervato e soprattutto di Roberto Baggio. Sarà il caso anche di Dusan Vlahovic: il serbo ha raggiunto l’accordo sulla base di un quinquennale da 7 milioni di euro netti a stagione. Non resta che arrivare all’intesa con la Fiorentina, attesa a giorni.
Gli anni di Cervato sono i primi della rivalità tra la Fiorentina e la Juve. E’ una rivalità ancora soprattutto sportiva. I viola sono la potenza che lotta per lo scudetto con i bianconeri e con il Milan del trio svedese Nordahl, Gren e Liedholm.
La Fiorentina vince il campionato nel 1956 e chiude al secondo posto nei quattro anni successivi. In quella squadra, la prima formazione italiana a raggiungere la finale di Coppa dei Campioni, c’è un difensore che guida il reparto con personalità da leader. E’ Cervato, appunto, che nel 1959 passa alla Juventus per 50 milioni di lire dell’epoca. Trentuno anni dopo, i fiorentini sarebbero invano scesi in piazza per evitare il trasferimento di Roberto Baggio.
Roberto Baggio, i tafferugli per l’addio alla Fiorentina
E’ l’estate del 1990, l’Italia si prepara ad ospitare i Mondiali delle “Notti Magiche”. Ma a Firenze non è Gianna Nannini che le canta con Edoardo Bennato a tenere banco il 19 maggio. E’ l’annuncio del presidente Pontello di vendere il gioiello più pregiato della squadra.
“Scrivetelo sui muri, resterò a Firenze” aveva detto Baggio. In realtà era già del Milan in quel momento. Poi però la telefonata di Gianni Agnelli, che contatta prima Berlusconi poi Antonio Caliendo, procuratore del Divin Codino, cambia tutto. Baggio deve andare alla Juventus, che ha sconfitto la Fiorentina in finale di Coppa UEFA.
Il 18 maggio a Piazza Savonarola, allora sede della Fiorentina, scoppiano incidenti che portano a una trentina di arresti. Il giorno dopo, duemila tifosi vanno al centro di allenamento per contestare la decisione. Ma è tutto inutile.
Baggio resterà cinque anni alla Juve, dove vincerà Coppa Uefa, due Scudetti, una Coppa Italia e soprattutto il Pallone d’Oro. Il 6 aprile 1991 torna a Firenze per la prima volta da avversario e rifiuta di battere un calcio di rigore. Batte De Agostini, che sbaglia. La Fiorentina vince 1-0 e un tifoso gli lancia una sciarpa viola che Baggio raccoglie e indossa uscendo dal Franchi.
Gli ultimi casi: Bernardeschi, Chiesa e Vlahovic
Negli ultimi anni, i trasferimenti dalla Fiorentina alla Juventus sono aumentati. Nel 2009, nonostante la minaccia dei tifosi di non sottoscrivere abbonamenti, i viola cedono Felipe Melo ai bianconeri che pagano la clausola rescissoria da 25 milioni.
Nel 2017 è Bernardeschi, dopo tre stagioni da leader della Fiorentina in cui è cresciuto attraversando tutte le squadre giovanili, a salutare per passare alla Juve. I bianconeri lo pagano 40 milioni, una cifra elevata per un talento allora considerato tra i più promettenti del nostro calcio. Anche allora, i tifosi della Viola protestano con attacchi ai calciatori e ai Della Valle, allora proprietari del club.
Più recente il caso di Federico Chiesa, anche lui passato dall’amore dei tifosi al loro rancore per quello che è stato vissuto ancora una volta come un tradimento.
Fiorentina, l’unico no alla Juve
Ma non tutti hanno detto sì al trasferimento alla Juventus. L’unico no celebre che la storia della Fiorentina ricordi risale al 1978. Era l’estate dei Mondiali in Argentina, in cui l’Italia di fatto ha messo le basi per il trionfo di quattro anni dopo.
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Quella nazionale di Bearzot, in cui brillava ancora Roberto Bettega in attacco, puntava su un solido blocco di giocatori della Juventus. Un blocco a cui Agnelli e Boniperti hanno provato ad aggiungere un 24enne capace in campo di dipingere con un eleganza rinascimentale e un fisico fragile.
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Il ragazzo ci pensò una notte poi disse no, per rimanere principe a Firenze. Si chiama Giancarlo Antognoni, e a Firenze è diventato re.