Atalanta-Inter è una sfida speciale per Mario Balotelli che proprio in casa dei bergamaschi ha vissuto la prima svolta significativa della carriera
E’ un annuncio, una promessa. Non del tutto mantenuta magari, discussa e sfilacciata in ogni suo tentativo di realizzazione. Ma pur sempre l’inizio di un percorso che non ha smesso di appassionare e dividere. E’ il 6 aprile 2008, in casa dell’Atalanta nell’Inter di Roberto Mancini spicca Mario Balotelli. Anche in campionato, si solleva il sipario su SuperMario, e non si abbasserà più.
Non ha ancora diciotto anni, Balotelli, ma ha già quelle alzate di spalle, quegli eccessi da gioventù bruciata di chi ha qualche anno di più di vita strizzata, presa a morsi per sentirne il gusto fino in fondo.
Il tecnico Mancini, oggi ct della Nazionale che non ha escluso di riabbracciarlo in azzurro, lo schiera titolare in una partita in cui l’Inter non può permettersi passi falsi per non perdere vantaggio dalla Roma, distante quattro punti in classifica.
Balotelli ha segnato due gol in Coppa Italia contro Reggina e Juventus, poi all’inizio dell’anno ha trionfato al torneo di Viareggio. Un uomo solo al comando, in quella squadra di ragazzi che sognavano speranze su un grande prato verde. A 17 anni, 7 mesi e 25 giorni ha le spalle da uomo. SuperMario è pronto.
Contro l’Atalanta, Mancini presenta Esteban Cambiasso e Patrick Vieira a centrocampo, e chiede a Javier Zanetti di seguire la principale fonte di creatività nel gioco dell’Atalanta, un’icona della squadra come Cristiano Doni.
Per mantenere l’ampiezza nelle due fasi, chiede a Balotelli di partire largo ma non lo ingabbia dentro schemi rigidi e sotto istruzioni precise. Lo lascia libero di seguire l’ispirazione, lo responsabilizza affidandogli punizioni e calci d’angolo.
Balotelli all’Atalanta, il primo in Serie A fa la storia
Proprio da corner disegna l’assist per l’1-0 firmato Vieira, bravo ad anticipare Maximiliano Pellegrino. Ma lo spettacolo deve ancora cominciare. Balotelli, già quattro reti all’attivo in tutte le competizioni ma nessuno in campionato, sente che quella è la giornata giusta. Aspetta solo l’occasione adatta.
E l’occasione arriva. Dejan Stankovic illumina la sua strada verso il portiere avversario Ferdinando Coppola. Balotelli ci mette tutto il resto. Controllo orientato, finta, dribbling, gol. Il suo primo in Serie A.
“Negli spogliatoi i compagni mi hanno chiesto cosa aspettassi a tirare – ha rivelato dopo la partita -. Il portiere è caduto, ok l’ho fatto cadere, e ho calciato. A dire la verità, un po’ troppo piano”.
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Ma tanto basta, per firmare il 2-0 e dare inizio a una storia che ha comunque segnato la storia recente del calcio italiano, fra discese sempre più ardite e risalite sempre più dure. Mancini elogia quel talento grezzo ma già così scintillante.
“Nonostante i 17 anni, Mario ha classe, personalità e la giusta spensieratezza che ti porta a fare cose difficili anche nei momenti più delicati” ha detto allora Mancini, oggi ct della nazionale campione d’Europa. Caratteristiche in cui un po’, inevitabilmente, si rivede.
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La vittoria ottenuta grazie a Balotelli aiuta a tenere lontana la Roma di Luciano Spalletti nella lotta-scudetto. Javier Zanetti non ha esitato infatti a definirla la vittoria più importante del 2008.