Atalanta-Inter è lo specchio di un girone. La metamorfosi delle squadre è palese, cambiamento che passa (anche) dagli uomini chiave.
Atalanta-Inter, una sfida da mercato. La gara in programma domani a Bergamo rappresenta appieno la metamorfosi del calcio moderno: due esempi di costruzione dal basso. In grado di riproporsi in chiave diversa dal passato. Gasperini lo fa da anni, Simone Inzaghi lo stesso. Soltanto in piazze diverse: prima Lazio, ora Inter, ma la musica non cambia.
Riesce, riescono, a valorizzare il mercato che hanno: gli uomini a disposizione diventano pedine fondamentali. Anche se sulla carta partono sfavoriti: la Dea per anni è stata definita “sorpresa” della Serie A. Ora trovarla in Champions non stupisce più nessuno. E con ingaggi nettamente inferiori rispetto ai top club. L’Inter, invece, un top club lo è ma sui generis. I nerazzurri di Milano, rispetto a quelli di Bergamo, sono in una situazione nuova: ridimensionati.
Il primo posto di Inzaghi vale di più rispetto a quello di Conte perchè il salentino ha preteso da subito un certo tipo di mercato (si vedano gli sforzi per prendere Lukaku, Hakimi e Barella), mentre l’ex Lazio si è “accontentato” di quello che c’era. Non era messo malissimo, ma l’arrivederci di Lukaku e la cessione di Hakimi hanno complicato le cose: è arrivato Dzeko, poi Correa, a sistemare le mancanze. Ma non c’erano tutte le garanzie che ha avuto l’ex Juve.
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Una condizione a cui Gasperini è abituato: l’Atalanta ha cambiato spesso pelle per via del monte ingaggi da tenere sotto controllo. Poi c’è stata la questione Gomez, un addio inevitabile e altri fattori contingenti che hanno portato alla ricostruzione graduale. I risultati sono arrivati, ma non sono finiti.
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Il lavoro fatto è ottimo, la controprova arriva anche dal mercato: Malinovski e Muriel sono diventati oggetto del desiderio di molti, lo erano anche prima, con la Dea hanno attirato anche l’attenzione estera. Senza contare il costante appeal dei top club italiani.
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Percorso che riguarda anche alcuni elementi dell’Inter: Sanchez, da esubero, è diventato uomo in più con gli occhi puntati addosso. “Più gioco e più sono un mostro”, ha detto. Inzaghi lo prende in parola e, come il Gasp, tira fuori il buono da ciò che ha. Ecco perchè gli uomini della sfida sono loro: in grado di far brillare diamanti grezzi con la forza dell’applicazione e della tecnica.
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