Roma, altra beffa in casa per Mourinho: il tecnico, accolto come lo Special One, dovrà agire sulla mentalità dei suoi con le parole giuste.
La Roma cede di schianto. Quella andata in scena contro la Juventus è una disfatta che, nell’ambiente giallorosso, non si porta dietro solo rammarico ma anche tanti interrogativi. Era dal ’70 che i giallorossi non perdevano in casa contro Milan, Inter e Juventus consecutivamente.
Oggi, nel 2022, serviva un’inversione di rotta. Invece sembra essere sempre lo stesso copione, a cambiare, però, sono gli interpreti: Mourinho al posto di Fonseca. Con tutto quello che significa. Allenatore, comunicatore e forse anche un po’ psicologo. Se non c’era già, Mourinho dovrà diventarlo perchè 3 gol presi in 6 minuti hanno bisogno di analisi approfondita. Ma non solo sul piano tattico, anche e soprattutto sul piano mentale. L’ha detto lo Special One: “La squadra deve cambiare mentalità”.
Forse, però, l’approccio gioca un ruolo determinante: l’allenatore deve prendere la situazione in mano non solo mediaticamente. “Lavorerò in questi tre anni per cambiare le cose”. Intanto occorre fare la differenza nel breve periodo, l’arma segreta magari potrebbe essere una comprensione maggiore: piuttosto che vedere cosa non va, concentrarsi su quello che lo Special One ha in casa.
Una squadra giovane, in divenire, che talvolta accusa le intemerate pubbliche che suole fare il proprio tecnico: seconde linee spesso sotto accusa. “Chi entra dalla panchina sbaglia dopo che Felix ha fatto una partita straordinaria”. Parole dette per spronare che, però, potrebbero sortire l’effetto contrario.
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Dovrebbe saperlo bene Mourinho che, proprio grazie alle dichiarazioni, ha fatto rinascere giocatori come Lorenzo Pellegrini ed Ebrima Darboe (già in rampa di lancio con Fonseca). Quelle stesse frasi che danno morale, tuttavia, sono in grado di toglierlo. Pellegrini, impeccabile e pronto, finisce per sbagliare un rigore e smarrirsi spesso nell’ultimo periodo. Magari proprio a causa di una fiducia che non c’è più.
Il trend è cambiato e, se “la squadra ha bisogno di innesti”, i titolari finiscono per non credere abbastanza nel proprio potenziale. Roma-Juve è lo specchio di una gara senza punti di riferimento perchè l’unica via maestra – quella indicata dall’allenatore – è contraddittoria.
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Prima è un gruppo fantastico, poi “Con una mentalità forte il problema del 3-2 non c’è, rimani in controllo e in vantaggio, e invece è diventato un problema perché sono emersi complessi, fragilità psicologiche e così via”. Dalle stelle alle stalle anche nelle affermazioni. La piazza e la squadra hanno detto di sostenere Mourinho, ma dopo la sconfitta dell’Olimpico contro la Vecchia Signora qualcosa va rivisto.
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Perlomeno nei toni, perchè questo gruppo deve arrivare fino a fine stagione e c’è bisogno di una linea comune. Altrimenti è impossibile stabilire degli obiettivi. Le criticità sono sotto gli occhi di tutti, non è ancora chiaro – dalle parti del Fulvio Bernardini – come risolverle. Sicuramente non rimpiangendo il passato: l’evoluzione passa anche da una maggiore serenità. Prima, durante e dopo ogni sfida.
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