La confessione di Roberto Carlos sul suo periodo all’Inter e su Roberto Carlos spiazza i tifosi. La frase del brasiliano che sorprende i nerazzurri
I tifosi dell’Inter non hanno dimenticato Roberto Carlos. Il brasiliano ha attraversato per poco tempo la storia nerazzurra, è rimasto nella memoria come il terzino a cui Roy Hodgson ha preferito Pistone.
Passato al Real Madrid, Roberto Carlos si è trasformato nel paradigma del terzino d’attacco di un’intera generazione. A fine anni Novanta, i terzini sinistri che definivano il modello del ruolo erano due: luì e Paolo Maldini. Il capitano del Milan lo interpretava nel segno dell’eleganza anche negli intercetti e nei contrasti, il brasiliano nel segno della potenza sviluppata nella corsa e nei calci di punizione.
Di Roberto Carlos resta l’immagine di un giocatore offensivo, che aveva bisogno di spazio per sfruttare al meglio la circonferenza delle cosce e sviluppare una velocità insostenibile per gli avversari.
L’equivoco tattico all’Inter, e l’eredità che nella mente e nel cuore dei tifosi rimane del suo rapporto con Roy Hodgson, comincia da qui. Il tecnico inglese era un figlio dei tempi, convinto che un calciatore brillante in fase offensiva dovesse giocare più avanti. E infatti l’avrebbe voluto come ala, o addirittura seconda punta. Un ruolo in cui, in effetti, non pochi appassionati di videogame lo avranno schierato a Winning Eleven/ISS Pro o FIFA.
Ma Roberto Carlos si è sempre sentito soprattutto un difensore. “Attaccavo bene, ma difendevo ancora meglio – ha detto in un’intervista a The Athletic -. La gente si concentrava sulle mie qualità in attacco, ma se avessero guardato meglio avrebbero visto che quelle difensive erano ancora migliori. Potevo attaccare e coprire alla stessa velocità”.
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Nell’intervista, il brasiliano ha indicato gli allenatori che hanno avuto l’impatto maggiore, l’influenza più marcata nella sua carriera. “Vicente del Bosque, Fabio Capello, Mario Zagallo, Roy Hodgson” elenca Roberto Carlos. Sì, proprio quel Roy Hodgson al centro delle incomprensioni che lo hanno spinto verso il Real Madrid nel 1996.
“Normalmente non parlo di lui, perché non voglio rispondere a cose che non sono vere. Hodgson è stato estremamente importante per la mia carriera” ha detto.
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Roberto Carlos traccia un ritratto inatteso dell’allora tecnico dell’Inter. “Era un allenatore eccellente, viveva per il calcio – ha detto -. Mi ha insegnato a mettermi addosso pressione, a segnare di più. Non è vero che discutevamo sempre. Ma è vero che sono andato al Real Madrid perché non mi piaceva essere schierato in attacco. E’ tutto qui”.
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