Coppa d’Africa, una storia di gioie, drammi e colpi di scena

Inizia domani a Yaoundé, in Camerun, la 33esima edizione della Coppa d’Africa, una delle più difficili e incerte di sempre

Coppa d'Africa
Il triofeo della Coppa d’Africa in palio per la 33esima volta Christopher (AP-LaPresse)

Trentatre edizioni, 65 anni di storia, una lunga serie di capitoli e di aneddoti gloriosi e drammatici che hanno reso la Coppa d’Africa un evento unico nel suo genere nel panorama sportivo e calcistico.

Coppa d’Africa, gloria e drammi

Nessun’altra competizione vanta la storia e l’aneddotica della Coppa d’Africa, forse nemmeno il Mondiale. Perché ogni edizione rappresenta una storia a sé, ricchissima di episodi a volte gloriosi, e a volte drammatici, che hanno reso questo evento qualcosa di straordinario.

Se l’Algeria, che recentemente ha conquistato anche la Coppa Araba, è la squadra campione dopo avere alzato il trofeo in Egitto per la seconda volta nella sua storia nel 2019, è proprio l’Egitto la squadra che ha vinto il trofeo più volte. Quando i Faraoni uscirono di scena tre anni fa, clamorosamente eliminati agli ottavi di finale dal Sudafrica al Cairo (0-1), il paese affrontò uno dei momenti più critici della sua storia recente.

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Le molte tensioni si trasformarono in gravi incidenti. Sempre l’Egitto, nel settembre 2020, fu costretto ad ammettere di avere perso uno dei trofei vinti, rubato dalla sede federale durante alcuni lavori di ristrutturazione dopo un incendio avvenuto nel 2013. I tifosi egiziani la definiscono “la maledizione”. Dopo il furto la squadra non ha mai più alzato il trofeo.

Zambia, dolore e trionfo

Fa storia a se’ l’incredibile vittoria dello Zambia che nel 2012 vinse ai rigori contro il colosso Costa d’Avorio di Didier Drogba il primo trofeo continentale della sua vita. Da una parte una squadra povera, senza nomi importanti e allenata dal francese Hervé Renard secondo i principi del gruppo e della solidarietà. Dall’altra stelle indiscusse e mliardarie: come Kolo e Yaya Touré, Kalou, Gervinho. Ma gli elefanti, che la Coppa all’epoca l’avevano vinta una sola volta, persero clamorosamente, giocando una delle gare più anonime della loro storia.

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I Chipolopolo (in lingua Bemba significa “i proiettili di rame”, anche se le miniere di rame del paese arricchiscono le multinazionali straniere e sono in esaurimento da anni) vinsero un trofeo storico. Lo definirono “il trofeo degli eroi” per ricordare non la squadra che vinse, ma quella decimata dallo schianto aereo che nel 1993 azzerò la nazionale. Eppure, lo Zambia di riserve e sopravvissuti, l’anno dopo arrivò alla finale contro la Nigeria: e perse. Il trofeo del 2012 restituisce qualcosa che forse il cielo doveva al paese e alla squadra.

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L’Algeria vince la Coppa d’Africa in Egitto. E’ il 2019 (AP-LaPresse)

Esordienti, Cenerentole e Mandela

A ogni edizione, quella di quest’anno è la n.33 del 2021, rinviata di un anno a causa della pandemia (l’anno prossimo si giocherà di nuovo in Costa d’Avorio), presenta novità interessanti. Nel 2012 ci furono l’esordio del Botswana e del Niger, nel 2013 quello di Capo Verde. Nel 2017 toccò alla Guinea Bissau e nel 2019 a Burundi, Madagascar e Mauritania. La Coppa d’Africa, anche perché nomi e confini sono cambiati tanto negli ultimi venti anni, ci costringe a ogni edizione a una lezione di geopolitica. Quest’anno tocca alle Isole Comore e al Gambia di Barrow e dei due Colley (Sampdoria e Spezia).

Difficile dire quale sia stata l’edizione più bella di sempre della Coppa d’Africa. Quella di maggior successo fu probabilmente quella del 1996, una delle prime a essere trasmessa in mondovisione. Si giocava in Sudafrica e i padroni di casa – i Bafana Bafana – vinsero in finale contro la Tunisia davanti a Nelson Mandela, all’epoca presidente di un paese in ricostruzione dopo anni di apartheid. Fu il secondo grande trionfo di Mandela e del Sud Africa dopo il Mondiale di Rugby vinto l’anno prima e raccontato dal meraviglioso film “Invictus” con Morgan Freeman nei panni di Madiba e Matt Damon.

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