Pino Daniele ha sempre avuto un rapporto speciale con Napoli: il legame viscerale con il San Paolo emerge in un giorno particolare.
Va bene tutto, ma occasionali no. È l’unico aggettivo che i tifosi non accettano: la passione non vive di momenti, ma è fatta di una vita spesa per un ideale. Così erano – e sono – i napoletani: non fa eccezione Pino Daniele. Scomparso da 7 anni, ma sempre presente nel cuore dei sostenitori. Quelli che sanno le sue canzoni a memoria, ma ancor più coloro che sentono con il cuore.
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Per questo da quel 2014 qualcosa si è rotto, ma non il legame fra Pino e il suo popolo – quello di Napoli – che ancora asciuga le lacrime di nascosto a ogni ritornello, per evitare, quando solcano il viso, di riaprire cicatrici ancora fresche. Sodalizio indelebile che prosegue sulle corde ideali di un percorso immenso e ricco di emozioni: ricordi che non passano dopo giorni senza più certezze.
Pino Daniele, Napoli nel cuore: quella volta che commosse il San Paolo
Ritrovare testimonianze di questo legame è semplice, ma carpirne i segnali resta una dote di pochi: di coloro che sanno guardare oltre i semplici battiti di mani e approfondiscono il battito del cuore. I pochi eletti sanno che Pino Daniele vide la mano tesa dei suoi fan in un giorno specifico: 4 Giugno 1994.
La morte di un altro grande senza tempo: Massimo Troisi, amico con cui cantava, viveva e talvolta componeva capolavori. Vivere nel senso di capirsi al volo anche da distanti, anche se poi lontani non c’erano mai davvero. Neanche nel giorno in cui uno dei due salutava per sempre: qualche tempo dopo ci fu un concerto all’allora San Paolo di Napoli. Pino Daniele si esibiva con Eros Ramazzotti e Jovanotti, proprio in ricordo di Massimo Troisi.
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Pino Daniele, davanti a una folla gremita – tra sciarpe del Napoli, bandiere e accendini – disse poche e semplici parole: “Sono passato a prendere Massimo a casa, ma non l’ho trovato. Mi hanno detto che è già qui”. Gli applausi, in men che non si dica, diventarono lacrime e un’unica emozione popolava lo stadio. L’unica volta, 28 anni fa, che il San Paolo si ritrovò unito come quando gioca una partita il Napoli. Lo stesso “punto debole” di Massimo e Pino: i partenopei gli hanno teso una mano e idealmente continuano a farlo.
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