La leggenda di Leo Messi è cominciata su un campo in terra a Rosario. Il ricordo di quella prima partita nelle parole del suo primo maestro
La leggenda di Leo Messi è iniziata a Rosario, capoluogo della provincia di Santa Fe, a tre ore di macchina da Buenos Aires. Nel quartiere di Grandoli c’è un campo in terra dove un giorno del 1991 Salvador Aparicio ha visto per la prima volta un bimbetto che faceva rimbalzare un pallone sul muro delle tribune. Aparicio aveva allenato già i due fratelli di quel bambino, Rodrigo e Matias Messi.
Aparicio stava organizzando una partita amichevole fra squadre di bambini di cinque anni, e ne stava cercando proprio uno per completarle. Ha chiesto alla mamma di Leo, Celia Messi, il permesso di far giocare suo figlio.
“Ma non sa giocare, e poi è troppo piccolo” ha risposto. “Lasciatelo provare, che male potrà fare” ha insistito Aparicio. E l’ha convinta. Come riportava L’Equipe in un lungo articolo del 2008 sul suo magazine, in quella prima partita Aparicio ha schierato Messi sulla fascia destra. Era quella più vicina alle tribune, e dunque alla mamma che sarebbe stata più vicina se il figlio avesse pianto o si fosse fatto male.
Leo Messi, l’inizio della leggenda
Ma al secondo pallone toccato, Messi ha affrontato il primo avversario della sua vita calcistica. “Sembrava avesse giocato a calcio da tutta la vita” ha raccontato il suo primo maestro.
Presto la leggenda del Enano (“il Nano”) si diffonde per tutta Rosario. A sei anni, Messi entra nel vivaio del Newell’s Old Boys, all’epoca un club capace di offrire tanti giocatori alla nazionale pur non avendo strutture all’avanguardia.
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In sei anni, Messi ha giocato in sei differenti categorie d’età e vinto quattro diversi titoli nazionali. Il suo allenatore di allora, Carlos Morales, l’ha descritto come silenzioso ma attento e disciplinato. Nessuno, però, avrebbe immaginato allora che sarebbe diventato un’icona globale che avrebbe cambiato per sempre il calcio moderno.
A Natale del 1996, però, la storia di Messi avrebbe potuto terminare. Il club invita Messi e la sua famiglia a consultare un endocrinologo molto stimato, il dottor Diego Schwarzstein. Gli esami, svolti nel gennaio del 1997, rivelano un deficit parziale dell’ormone della crescita, curato con iniezioni di una versione bio-sintetica.
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Il piccolo Leo se le fa da solo, come ricorda anche un documentario sulla sua vita disponibile su Netflix, e all’inizio sorprende tutti i suoi coetanei. Presto però si abituano a quella scena che non pare traumatizzarlo. Ma la terapia è costosa, il Newell’s lo aiuta come può ma non può coprire interamente le spese. Così il Nano parte con il padre per Barcellona. Diventerà la Pulga, e cambierà la storia.