Spalletti, la storia si ripete: Roma, Inter e Napoli. Sempre lo stesso “problema”. Il punto debole del tecnico di Certaldo che fa riflettere.
Spalletti, dalla Russia con furore. Lo “Zenit” del tecnico di Certaldo è una questione di equilibrio che va trovato nei dettagli. L’allenatore vive un periodo strano da fine Ottobre a fine Dicembre. Non a caso i mesi più freddi, perchè sono quelli che riportano alla mente tempi (gli unici) in cui ha condotto una squadra alla vittoria senza intoppi e frizioni.
Poi il ritorno a Roma e il caso Totti: da lì in giù tutta discesa, prima l’Inter e ora il Napoli. Successi a intermittenza costellati da profonde crisi di spogliatoio. Come se l’ex Capitano giallorosso avesse dato il via a una serie di collisioni interne, in perfetto stile guerra fredda, che lasciano ripercussioni emotive e pratici tutt’altro che facili da gestire.
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Spalletti, il tabù del tecnico: cosa accomuna le sue ultime esperienze
Icardi all’Inter, lo scossone Nara e la gestione di un separato in casa hanno portato a un divorzio inevitabile: le partite in tribuna da capitano, come accadeva con Totti, i fischi dei tifosi e ogni decisione accompagnata da fischi. Il tecnico sempre in prima linea, a subire scelte non sempre sue. Su cui però ricadeva la responsabilità dato il ruolo che aveva e ha. Totti, Icardi e ora Insigne.
Stavolta lui non c’entra davvero nulla. De Laurentiis è l’artefice di tutto assieme al numero 24, ma il sentore di un tabù che torna anche in azzurro è forte: l’ennesimo capitano che fa le valigie. Altra icona che con Spalletti si ferma, saluta e ringrazia. Anzi, Insigne (forse) neanche questo. C’è ancora tanto da fare e da vedere, ma se il capitano partenopeo sceglierà il Toronto la “maledizione dei capitani” sarà confermata. Spalletti sta a loro come la Cryptonite a Superman: tanto vale farci i conti, con tutto quello che ne deriva.
