Storia e curiosità sulla maglia nerazzurra dell’Inter e su una scelta di colori rimasta di fatto immutata dalle origini ad oggi
Giorgio Muggiani, rampollo di una ricca famiglia di commercianti milanesi, ha scoperto il calcio in Svizzera, dove ha studiato, all’inizio del Novecento. Fu tra i fondatori del Milan e poi uno degli scissionisti che il 9 marzo 1908 guidò la creazione dell’Inter. E’ a lui che si deve lo stemma della squadra e la scelta dei colori sociali, il nero e l’azzurro.
Muggiani è uno dei pionieri della grafica pubblicitaria in Italia. Interprete elegante del suo tempo, ha realizzato apprezzati manifesti promozionali per Cinzano, Pirelli, Società di Navigazione, SNOM (la futura AGIP), La Rinascente, Martini (1921), Biscotti Lazzaroni (1928), Moto Guzzi (1917), Recoaro, Hair Coloring Tonic. Le sue immagini forti, caratterizzate da uno stile futurista, sono immediate e facilmente comprensibili. Si imprimono nella memoria, obiettivo cruciale in un periodo segnato da un dilagante analfabetismo.
Tra gli aspetti meno noti della sua multiforme esperienza c’è l’attività di arbitro di calcio svolta negli anni Venti. Non a caso l’AIA gli ha assegnato nel 1928 il titolo di “arbitro benemerito“.
Il suo occhio artistico, la sua vena poetica diventano centrali nella determinazione dei colori simbolo dell’Inter.
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L’incontro fra gli ex soci del Milan che danno vita all’Inter avviene durante una sera di mezza estate. L’Internazionale, questo il nome ufficiale scelto per la squadra da quegli uomini che si consideravano fratelli del mondo, nelle parole di Muggiani assume i colori di quella notte, di quel cielo. La maglia sarà nera e azzurra, dice, sullo sfondo d’oro delle stelle.
La prima maglia, da allora, non ha praticamente mai cambiato colori base. Le variazioni hanno riguardato la larghezza delle strisce verticali, nei primi anni ogni giocatore si faceva realizzare la casacca in casa e non erano tutte uguali, o il colletto.
Nel 1928, il regime fascista ha imposto la fusione con la US Milanese e il cambio di nome da Internazionale al più autarchico Ambrosiana. Per quella stagione, il campionato 1928-29, la squadra ha abbandonato la maglia nerazzurra per una divisa bianca con una grande croce rossa sul petto. I tifosi più giovani la ricorderanno più come la seconda maglia dell’Inter nel campionato 2008-09, un omaggio a quella a suo modo storica dell’Ambrosiana.
L’Internazionale, che riprende il suo nome originario dal 1945, per tutti gli anni Cinquanta mantiene le maglie larghe sulle maglie. La principale novità è la comparsa del logo della società nel 1958, che però avrà vita breve. Infatti le maglie della Grande Inter di Herrera portano al massimo il tricolore, per gli scudetti, o la stella dopo il decimo trionfo in campionato. Cambiano al massimo i colletti: a V, a polo e infine a girocollo.
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La nuova rivoluzione matura nel 1978, quando entrano in gioco gli sponsor tecnici. Il primo è Puma che stringe le righe. Dal 1979 torna lo stemma del Biscione, prima sulle maniche poi dal 1985 sul petto. L’inizio degli anni Ottanta segna l’avvento di Le Coq Sportif, che scurisce l’azzurro, e del logo degli sponsor. Sul petto compaiono prima Innohit poi lo storico Misura associato nella mente dei tifosi alla stagione da record dell’Inter di Trapattoni e del trio tedesco Matthaus, Klinsmann e Breheme.
Siamo alla storia più recente, alle maglie Umbro caratterizzate da un azzurro più sgargiante e da modelli più larghi sui fianchi e alla sponsorizzazione Pirelli che parte nel 1995 con la presidenza Moratti.
Dal 1998 entra Nike come sponsor tecnico, e le scelte di marketing si fanno più vistose: bordi gialli sulle prime maglie, seconde e terze divise gialle, arancioni, rosse, righe sfumate come nel primo anno dopo il Triplete del 2010 o come negli ultimi tre campionati.
Infine, una piccola nota sulla seconda maglia, rimasta tradizionalmente bianca, al massimo con strisce nerazzurre diagonali oppure orizzontali sul petto. Con questa seconda divisa, ad esempio, l’Inter vinse contro il Benfica la finale della Coppa dei Campioni 1964-65.
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