La società bianconera ha una maglia i cui colori sono un marchio di fabbrica, così come per altre squadre, ma la Juve ha una storia veramente particolare da raccontare.
Il fascino dei colori bianco e nero è ormai risaputo, ma c’è stato un momento in cui la Juve è partita con altre tonalità cromatiche: i motivi sono ben precisi.
La maglia dei bianconeri è cambiata nel corso di pochi anni ed è per questo che la sua storia si connota di un fascino di altri tempi.
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La maglia della Juve, la storia dal fascino antico
Tutto parte dal 1897 quando la neonata Sport Club Juventus prese piede con studenti del liceo classico “Massimo D’Azeglio”, a cui si aggiunsero altri appassionati dello sport con la palla rotonda. Proprio per affrontare gare contro le avversarie, si rese necessario reperire casacche per distinguersi dai rivali in campo. Il calcio arrivò a Torino grazie a cittadini britannici che esportarono lo sport attualmente più seguito al mondo. A fine Ottocento non si parlò di un club ricco e in grado di acquistare completi per i calciatori, proprio per questo i soci decisero di fare cassa comune per l’acquisto dei materiali.
Dopo essersi recati in un negozio di stoffe, optarono per una soluzione inizialmente rosa con cotone fino dal peso non eccessivo. Il caso specifico volle infatti che il commerciante dovette scartare una fornitura in eccesso color rosa. Da quel momento cravatta nera e maglia rosa furono i colori della Juve, per i pantaloni ognuno scelse invece di adeguarsi alla meglio (bianchi o neri ndr). Dopo alcuni anni quei colori logorati delle maglie portarono a un cambio nella decisione societaria. Nuove tonalità in bella vista con le casacche dei club inglesi e la figura del socio Tom Savage che si offrì per risolvere il problema. La decisione fu quella di ordinare in Inghilterra delle nuove divise, ispirandosi al Nottingham, città di origine dell’uomo inglese, con i colori a tinte bianconere.