Roma, Abraham ritrovato. La squadra di Mourinho si coccola il proprio attaccante, il ritorno al gol è merito (anche) dello Special One.
Tammy Abraham, croce e delizia giallorossa. Arrivato nella Capitale in grande stile, con il passare delle settimane i rumori hanno sostituito gli applausi di una piazza che da entusiasta era diventata scettica: a Roma, soprattutto nella sponda giallorossa, sono particolarmente umorali. Basta qualche giornata no per rivedere le speranze riposte nei singoli, al tempo stesso bastano due, tre vittorie di fila per gridare al miracolo.
Fuori Dzeko, dentro Abraham: il resto è noia, anzi routine. Il ragazzo deve segnare, non sembra riuscirgli per qualche tempo e scoppia il caso. Allora interviene Mourinho: “Lasciateci lavorare, il ragazzo tornerà al gol”. Detto, fatto. A segno sia in Conference, sua la doppietta contro lo Zorya, che in campionato. Battuti i granata grazie a un suo colpo: “Tammy i tre punti”, recita la Sud. Basta chiedere.
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Ennesima dimostrazione che con lo Special One non bisogna scherzare: quello che dice ha sempre un fondo di verità. Chiedere a Pellegrini, un inizio di stagione con il freno a mano tirato. Poi le parole: “Se avessi tre Pellegrini, giocherebbero titolari tutti e tre”. Frase iconica, quella che serviva per responsabilizzare un capitano: da allora gol e prestazioni. Un’altra persona rispetto alle annate con Fonseca e Ranieri, tanto da rinnovare quasi a vita. “È quello che ho sempre voluto”, dice.
Il calcio moderno – Mourinho docet – è una questione di comunicazione prima e atteggiamento poi. Lo Special One ci ha fondato una carriera e i risultati, forse, cominciano a vedersi. Pellegrini ritrovato, Zaniolo pronto a fare la differenza e Abraham con il vizio del gol. Sembra esserci tutto, del resto – come cantava Mina – sono soltanto parole. Il punto, però, è che a Roma – sponda giallorossa – funzionano. Forse perchè, insieme a Mina, c’era Alberto Lupo. Tra un lupo e un altro non può che esserci un’intesa: guai, però, a definirlo profeta.
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