Mourinho, allenatore della Roma (Lapresse)
La Roma è in crisi profonda, lo dicono i risultati e lo si capisce anche dalle parole di Mourinho, lo Speciale One ha il compito di invertire la tendenza.
I tre schiaffi presi a Venezia hanno spedito la Roma ancora più in basso. I giallorossi sono sesti in classifica, ma tra le grandi sono quelli che se la passano peggio, o quasi. Milan e Napoli volano, l’Inter magari non brilla ma è l’unica che prova a tenere aperto il campionato, l’Atalanta è sempre lì con i suoi alti e bassi, la Lazio sembra aver trovato la rotta giusta e persino la Juventus ha dato qualche segnale di risveglio.
La Roma invece no: nelle ultime otto gare tra campionato e Conference League ha vinto solo una volta con quattro sconfitte tra cui quella pesantissima con il Bodo Glimt. Mourinho è sulla graticola, insieme ai giocatori, alla dirigenza e anche le scelte sul mercato non convincono.
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Il nostro viaggio nella crisi della Roma parte da Mourinho che ieri ha chiaramento detto che l’obiettivo massimo è il quarto posto. L’entusiasmo è già finito, ora bisogna piantare i piedi per terra e lavorare. Roma e la Roma però sono ambiziosi e lo Special One appare sempre meno Special. La squadra sembra impaurita e nemmeno il cambio di modulo con la difesa a tre ha ridato equilibrio, cinque reti al passivo nelle ultime due uscite.
I numeri sono impietosi: solo in serie A sono cinque le sconfitte in dodici gare con quindici reti al passivo, solo la Lazio ha fatto peggio nelle prime otto in classifica. La Roma tira in media 18 volte a partita, tre in più di tutte le altre, ma centra lo specchio solo in cinque occasioni, manca precisione quindi oltre a concretezza sotto porta.
Poca anche la pressione sugli avversari, i giallorossi effettuano 13 contrasti a partita, peggio fanno solo Sassuolo, Salernitana e Fiorentina. Se a tutto questo si aggiunge che la dea bendata è sempre girata dall’altra parte, 9 i pali in stagione, si capiscono tanti dei problemi della squadra.
Mourinho primo colpevole quindi, ma nessuno è esente da colpe. Thiago Pinto ha puntato forte su Abraham e Shomurodov, il primo non giocava al Chelsea nonostante la pessima stagione di Wener, il secondo ha fatto la differenza, a volte, in un Genoa che è rimasto per oltre metà del campionato in zona retrocessione. La rosa è infine molto corta, Mourinho lo ha fatto notare, la sconfitta in Norvegia lo ha confermato, e gennaio appare molto lontano.
Infine ci sono i Friedkin, o meglio non ci sono i Friedkin. La presidenza che aveva promesso i salto di qualità appare lontana, quasi distaccata, un lusso che a Roma non ci spuò permettere. Così adesso la domanda da un milione di dollari è: riuscirà Mourinho a rialzare i gaillorossi? Per farlo deve tornare Special.
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