La CGIL affronta l’Inter a muso duro e attacca la società nerazzurra a causa dei licenziamenti previsti per i magazzinieri.
Dal 1 novembre scade il blocco dei licenziamenti deciso dal Governo e così l’Inter potrà licenziare i suoi magazzinieri, da un mese già sospesi. La società nerazzurra ha preso questa drastica decisione per i suoi lavoratori a causa dell’esternalizzazione dell’attività a una terza società. Insomma, non c’è più spazio per gli operai, tra l’altro ultracinquantenni che presto si ritroveranno ufficialmente senza lavoro.
Ma la CGIL Milano non ci sta e ammonisce l’Inter con un durissimo comunicato. Il sindacato difende i magazzinieri che presto dovrebbero ottenere il licenziamento e accusa la società di non aver voluto trovare un’alternativa.
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CGIL contro l’Inter: tre magazzinieri saranno licenziati
La Confederazione Generale Italiana del Lavoro non ci sta e scrive un durissimo comunicato nei confronti della società milanese. I tre magazzinieri over 50 che saranno licenziati dall’Inter avrebbero potuto cambiare mansione e invece, secondo la CGIL, l’Inter non ha voluto percorrere questa strada alternativa. Secondo il sindacato, i lavoratori avevano tutte le carte in regola per poter cambiare lavoro all’interno del club “vista la loro esperienza polivalente“.
Poi la CGIL ha proseguito: “L’azienda inspiegabilmente ha confermato di voler chiudere i tre rapporti di lavoro a partire dal 1 novembre, data di scadenza del blocco dei licenziamenti decisi dal Governo“. Inoltre, la Confederazione se la prende con il club anche per via della cifra decisamente più bassa che la società offre ai suoi magazzinieri rispetto a quanto assumono i calciatori della prima squadra.
Non basteranno, quindi, gli sforzi del sindacato lombardo a tutela dei diritti dei tre magazzinieri. Sforzi che sembrano vani. Servirà solo un incredibile dietrofront dell’Inter, ai quali si aggrappano i tre operai per non perdere il lavoro. E questi sono solo i primi effetti della scadenza del blocco licenziamento, stabilito dal Governo italiano durante la pandemia per tutelare i diritti dei lavoratori in un momento delicato.