Lele Adani ha criticato Inter e Juve per la scarsità di tiri in porta nel big match di Serie A. Ma il nostro campionato sta cambiando pelle
La Serie A mantiene una reputazione di campionato difficile, tatticamente esasperato, attento alla fase difensiva più che alla proposta offensiva. Nella storia delle idee del calcio, in effetti, il principale contributo globale dell’Italia è, appunto, il calcio all’italiana che si basa su due capisaldi che però devono essere compresenti: difesa e contropiede. Anche se troppe volte è passata l’immagine degenerata del catenaccio esasperato come sintesi del puro calcio all’italiana.
Ma gli ultimi anni hanno visto l’inizio di una nuova storia, come dimostra anche lo stile della nazionale di Roberto Mancini. Novità che però secondo Lele Adani, non sarebbero emersi durante l’ultimo capitolo del Derby d’Italia, una delle sfide simbolo del nostro campionato nel mondo.
Adani ha parlato di Inter-Juventus come di un cattivo spettacolo, di un biglietto da visita non edificante per la Serie A. L’ex difensore passato da Sky a Rai Sport ha fatto riferimento al basso numero di tiri in porta visti nei novanta minuti della sfida. Ma guardando all’andamento complessivo di questo campionato, che immagine sta dando la Serie A agli spettatori italiani e internazionali?
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I numeri non mentono. Secondo i dati raccolti forniti da StatsBomb e raccolti sul sito FbRef, la Serie A è il secondo campionato tra i cinque principali in Europa per tiri nello specchio ogni novanta minuti. In media, rigori a parte, in una partita di Serie A si tira in porta 4,11 volte. Solo in Bundesliga il dato è più alto: 4,38. In Premier League, la media di tiri nello specchio è di 4,04, più bassa ancora nella Ligue 1 spagnola (3,96) e della Liga spagnola (3,56).
Dei cinque, la Serie A è anche il campionato con la media gol a partita più alta. Guardando le singole squadre delle cinque principali leghe europee, in termini di media di tiri in porta a partita la prima italiana è l’Inter che risulta dodicesima in totale.
I numeri, dunque, dicono che in Italia si attacca più di prima. Altro che calcio risultatista e difensivo.
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