Roma-Napoli, il Giudice Sportivo si pronuncia sui cori razzisti di Domenica scorsa nei confronti di Osimhen.
Roma-Napoli non è ancora finita. Le ombre dell’Olimpico oscurano le luci del bel gioco visto in campo, a macchiare tutto l’onta dei tifosi che ripiombano in una piaga sociale dell’ultimo periodo: il razzismo.
L’ultimo della lista è Victor Osimhen, l’attaccante del Napoli rientra nella casistica recente di coloro che vengono sistematicamente additati con fischi e versi di cattivo gusto in riferimento alla propria etnia o carnagione.
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Roma-Napoli, il Giudice Sportivo ha deciso: il verdetto dopo i cori razzisti a Osimhen
Situazione spiacevole che, una volta portata alla luce, è difficile dimenticare: l’oblio non attraversa neppure il Giudice Sportivo che – in merito ai fatti di Domenica scorsa – prende la decisione più attesa. Le autorità competenti si riservano ancora qualche tempo per decidere eventuali sanzioni o provvedimenti. Richiesto infatti un supplemento di indagine per capire l’entità del danno.
I cori razzisti ci sono stati effettivamente? Se sì, sono stati interrotti non appena lo speaker ha segnalato la scelleratezza? La Procura Federale vuole capire se ci sono effettivamente gli estremi per procedere con le sanzioni, oppure no: il razzismo negli stadi va sempre e comunque condannato. Appurato questo, se l’episodio è reiterato – giuridicamente – ha un effetto. Se, invece, l’iniziativa è stata stroncata sul nascere ce ne ha un altro.
📸 Gli scatti di #RomaNapoli 0-0
💙 #ForzaNapoliSempre pic.twitter.com/IsJcqHo16t
— Official SSC Napoli (@sscnapoli) October 24, 2021
La gara, dunque, dopo le espulsioni di Spalletti e Mourinho, si condisce di un altro episodio poco piacevole: stesso scenario nel corso di Fiorentina-Napoli, ma nelle grinfie di alcuni sostenitori era finito Kalidou Koulibaly. Cambiando l’ordine dei fattori, il risultato resta lo stesso, purtroppo. È ora di invertire la rotta e far tornare i conti: l’unico prodotto vincente è l’integrazione e il buon senso.
«Scimmia di merda».
«Putain de singe».
«Fucking monkey».
Mi hanno chiamato così.
Questi soggetti non c’entrano con lo sport.
Vanno identificati e tenuti fuori dagli stadi: per sempre.🤜🏿 #KK #NoToRacism 🤛🏻
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— Koulibaly Kalidou (@kkoulibaly26) October 4, 2021