Victor Osimhen è uno dei protagonisti più attesi del big match Roma-Napoli. I numeri spiegano come la squadra di Spalletti stia cambiando pelle con lui in attacco
Victor Osimhen ha trasformato il Napoli. L’anno scorso non aveva praticamente giocato, in questo inizio stagione invece sta mostrando fin dove può spingersi il mix di forza e velocità senza eguali in Serie A. Il nigeriano scatta fra i due centrali, o negli spazi di mezzo fra centrale e terzino. Apre spazi, detta la profondità, induce la squadra ad allungarsi come un cuneo per poi pungere, sempre.
E’ energico, fisico, nel suo rapporto con i compagni, il campo, gli avversari. Non ha il tocco elegante, per questo può andare in difficoltà se deve giocare nello stretto o concludere di fino. Ma se può andare in progressione, elevarsi in area di testa, incrociare di potenza, ha pochi rivali.
Il centravanti del Napoli è ad oggi il giocatore che produce più expected goals totali in Serie A, rigori a parte. Le sue sono azioni di forza e di conquista, una marcia per prendersi il suo destino. Quasi lo specchio della sua storia di bambino che vendeva bibite ai semafori e ora fa sognare la città dove, come ha detto Spalletti, calcio e miracoli vanno a braccetto.
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Il suo rendimento in questa stagione fa scattare paragoni di prestigio. Secondo Gianfranco Zola, il modo di muoversi in campo e l’atletismo fanno di Osimhen l’erede di Romelu Lukaku. Beppe Signori l’ha invece accostato a Didier Drogba. I margini di miglioramento restano innegabili, ma quel che si vede in campo giustifica i sogni e le ambizioni dei tifosi del Napoli.
Nel campionato di Serie A 2021-22, il nigeriano segna quasi un gol a partita. Tra i giocatori con più di 100 minuti di presenza in questo campionato, Osimhen è il secondo nella rosa del Napoli per tiri a partita (3,76) e gol attesi (0,74) di media a partita. Meglio di lui, rivelano i dati Understat, fa solo il capitano Lorenzo Insigne.
La sua fisicità ancora da governare può spiegare, per certi versi, perché poco più del 40% delle sue conclusioni totali a partita raggiungano lo specchio della porta, Osimhen segna 0,56 gol per ogni tiro in porta, anche perché va alla conclusione da una distanza media di 13,7 metri. Ovvero, è un uomo d’area ma non disdegna di prendersi qualche rischio e qualche tiro di alleggerimento. Sei, ad esempio, le conclusioni da fuori area in questo campionato.
La presenza di un centravanti come Osimhen ha evidentemente cambiato molto il modo di occupare il campo da parte del Napoli. Gli inserimenti dei centrocampisti centrali diventano ancora più importanti se davanti c’è un attaccante meno associativo rispetto a un centravanti di movimento come Mertens. E questo spiega anche la maggiore centralità di Fabian Ruiz da quando è arrivato Spalletti.
Immediato il confronto con Tammy Abraham, il centravanti della Roma con cui darà vita a uno dei più interessanti duelli a distanza del big match di questo pomeriggio. I due hanno la stessa probabilità di segnare per ciascun tiro scoccato finora in campionato.
Abraham non effettua molti passaggi medi in più a partita, 17,6 contro 17,1. Ma nel caso dell’attaccante inglese della Roma, il pallone fa molta più strada. Abraham tende inoltre ad aiutare l’azione offensiva con passaggi progressivi più frequenti e anche più lunghi. Dopo le sue verticalizzazioni, il pallone ha percorso 46,8 metri verso la porta ogni 90 minuti L’omologa distanza impressa da Osimhen è di 19 metri a partita.
Il nigeriano è uomo da progressione palla al piede, da triangolazione stretta ma è anche meno associativo di Abraham. Il Napoli, dunque, ha imparato a muoversi con Spalletti in maniera diversa, occupando gli spazi a ridosso dell’area con Fabian Ruiz e Zielinski, con Insigne che si accentra da sinistra mentre sul lato debole i compagni si inseriscono alle spalle dei difensori. Si esalta e valorizza le caratteristiche dei compagni. Finché reggerà lo spirito di squadra e di condivisione, il Napoli può sognare in grande.
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