Dzeko guiderà l’attacco nerazzurro nel big match Inter-Juve. Il confronto con Lukaku fa emergere le differenze tra la gestione Inzaghi e l’era Conte
Quando è arrivato all’Inter, Simone Inzaghi ha dovuto reagire alla cessione di Achraf Hakimi al PSG e di Romelu Lukaku al Chelsea. In attacco, i nerazzurri hanno sostituito il belga con l’ex centravanti della Roma Edin Dzeko che in poco tempo si è preso il centro della scena.
Se si escludono i rigori, l’Inter è la squadra con la quota più elevata di gol attesi, gli expected goals, in Serie A: 1,84 a partita nelle prime otto giornate. Fino alla settima, la squadra di Inzaghi superava anche i due di media. Un valore che dal 2015-16 ha mantenuto, in tutta una stagione, solo una squadra: l’Atalanta nel campionato 2019-20.
Prima della sconfitta contro la Lazio, l’Inter aveva segnato 22 gol in sette giornate. Non era mai stata così prolifica, allo stesso punto del campionato, dalla stagione 1948-49. I nerazzurri si presentano al big match contro la Juventus con 23 reti realizzate. Sei di queste portano la firma di Dzeko a cui sono bastati solo 17 tiri per arrivare a un solo gol dal pareggiare il suo bottino complessivo dello scorso campionato.
“Voglio dare il mio contributo per vincere. Riuscirci, però, non è mai facile: se l’Inter avesse mantenuto Conte, Lukaku e gli stessi dell’anno scorso, non sarebbe stata comunque scontata una nuova vittoria dello scudetto” ha detto il bosniaco alla Gazzetta dello Sport.
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Verso Inter-Juve, Dzeko dopo Lukaku: i numeri
📊 | STATISTICA@EdDzeko ha segnato cinque gol in cinque partite casalinghe finora in questa stagione#ForzaInter pic.twitter.com/Vs8Vv40Rwx
— Inter 🏆🇮🇹 (@Inter) October 20, 2021
Il confronto tra le medie attuali di Dzeko, e quelle di Lukaku nella scorsa stagione, fanno emergere la direzione dell’evoluzione tecnica e stilistica della squadra. Dzeko sta segnando 0.91 gol ogni 90 minuti, Lukaku ne ha realizati 0.75 di media nella stagione scorsa. Ma in questo caso, il diverso numero di partite giocate è un fattore decisivo.
Il comportamento in campo appare leggermente diverso. Nell’esperienza all’Inter Dzeko e Lukaku hanno in comune il numero di maglia e la probabilità stimata di segnare per ogni tiro effettuato (20%). Come rivelano i dati FbRef, Dzeko effettua in media meno conclusioni rispetto a quanto faceva il belga l’anno scorso (2,57 contro 2,78 ogni 90′), ma da distanza più ravvicinata (8,7 metri, contro 13,7).
Dzeko ha segnato finora 0,41 reti in più rispetto a quanto stimato dal modello degli expected goals, rigori a parte, mentre nella scorsa stagione per il belga valeva la perfetta sovrapponibilità fra la teoria e la resa effettiva.
Il bosniaco, che ha confessato di essere stato a un passo dalla Juve, partecipa di più alla rifinitura dell’azione. Rispetto alle medie di Lukaku dello scorso campionato, effettua più passaggi totali (21,2 contro 17,3), e progressivi (2,27 contro 2,16). Superiori anche gli appoggi in area (1,67 contro 1,22), e quelli che portano un compagno al tiro (1,67 contro 1,56).
Lukaku, però, compariva con più frequenza tra i protagonisti delle fasi decisive delle azioni che generano un tiro verso la porta. In queste categorie possono rientrare, oltre alla conclusione vera e propria, un assist, un dribbling, un fallo subito che porta a un calcio di punizione. Se si restringe il campo al tiro vero e proprio e alle due giocate offensive che lo precedono, Lukaku l’anno scorso partecipava a 3,56 di queste a partita. Dzeko, in questa stagione, a 3,18.
E’ il risultato di un modo diversi di stare in campo. Lukaku è più un giocatore di progressione, che facilita la risalita del campo attraverso l’avanzamento palla al piede o il dribbling in velocità. Dzeko cerca un dialogo più stretto con i compagni a ridosso dell’area.
Un cambiamento che finisce per coinvolgere anche i movimenti di Lautaro e dei centrocampisti. E che avrà delle conseguenze, presumibilmente, nel big match Inter-Juve visto il diverso comportamento dei nerazzurri con Dzeko. La squadra di Conte si allungava, si distendeva per filare in verticale. Occupava più il corridoio centrale, già dal centrocampo.
L’Inter di Inzaghi, a parità di modulo di base, si estende in ampiezza sui due lati e così si muove fino a ridosso dell’area per poi concentrare la manovra offensiva, in fase di rifinitura, verso gli ultimi sedici metri. La densità di uomini nella trequarti offensiva è un fattore chiave, ma il rischio di esporsi in transizione rimane. Sarà uno dei temi tattici decisivi nella sfida contro la Juventus.
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