Prima di diventare calciatore, Victor Osimhen ha lavorato duramente in Nigeria quando era solo un bambino: ecco come aiutava la sua famiglia.
Victor Osimhen è entrato nel cuore dei tifosi del Napoli, sin da subito. Al di là delle sue qualità tecniche, devastanti e inferiori davvero a pochi, l’attaccante nigeriano ha fatto breccia nel cuore dei supporter per la sua commovente infanzia.
Nato a Lagos in Nigeria nel 1998, Victor non ha certo avuto una formazione come la gran parte dei bambini cresciuti in Europa. La sua infanzia è stata dura e sin da piccolo è stato costretto a lavorare per guadagnare qualche spicciolo e aiutare la famiglia. In un’intervista sul canale Youtube del calciatore del Watford William Troost-Ekong – suo connazionale – Osimhen ha svelato quanti lavori ha fatto in Nigeria prima di diventare calciatore.
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Osimhen, la dura vita in Nigeria: “Pulivo grondaie, andavo a prende l’acqua…”
Quello che sta vivendo ora è un sogno. Lo ammette l’attaccante del Napoli nell’intervista su King Ekong: “Volevo diventare un un calciatore professionista e mi ispiravo a Drogba, Obi, Ighalo, ed essere riusciti a raggiungere questi livelli è uno dei grandi successi della mia vita: sono grato a Dio“.
Per arrivare nel Napoli e prima ancora nel Lille e nel Wolfsburg, il centravanti nigeriano ne ha dovuta fare di strada. Infatti, nella chiacchierata Osimhen ha svelato tutti i suoi lavori d’infanzia: “Dove sono nato io nessuno ti regala niente, devi lavorare duramente per ottenere quello che vuoi. Ricordo che pulivo la grondaia del mio padrone di casa per 20 Naira (l’equivalente di 5 centesimi di euro ndr). Poi ho fatto diversi lavori di pulizia per vicini, andavo a prendere l’acqua per loro a 80 Naira. Con quei soldi aiutavo la mia famiglia“.
E non è tutto: “Più tardi, quando sono diventato più grande, inseguivo le auto per dare vendere le bottiglie d’acqua. Mio fratello invece vendeva i giornali e mia sorella le arance. Tutte queste difficoltà mi hanno aiutato a crescere e diventare quello che sono oggi“. Insomma, Osimhen si dava da fare allora, così come tutt’oggi quando scende in campo.