Lazio-Roma, le migliori coreografie (Getty Images)
Lazio-Roma, la febbre da Derby comincia a salire. Questo sarà il confronto più acceso del passato recente, anche per il ritorno dei tifosi.
Lazio-Roma, il Derby della ripartenza. In questa stracittadina c’è molto di più dei tre punti in palio. Oltre alla supremazia – sportiva e territoriale – di una delle due compagini a seconda dell’esito, i novanta minuti segnano anche il ritorno alla (quasi) normalità: finalmente si rivedono i tifosi all’Olimpico.
Gli stessi che stanno accompagnando in massa Roma e Lazio negli impegni disputati finora: il Derby mette a confronto il vissuto con la realtà. Riparte una città, riparte il tifo e ripartono i rispettivi allenatori: Mourinho e Sarri, con la voglia di rivalsa e l’animo intriso d’amore. Grazie ai sostenitori che, sin dal loro arrivo sulla panchina giallorossa e biancoceleste, li hanno messi su un piedistallo sperando che a salire siano anche le squadre.
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Lazio-Roma è anche una contesa sugli spalti, che torneranno a popolarsi di bandiere e striscioni. Stendardi che hanno consegnato alla storia frasi iconiche: dal “Semo tutti parrucchieri” a “Il mio nome è il simbolo della tua eterna sconfitta”, sino al “Noi oltre” esposto dalla Curva Nord due anni orsono. Gli sfottò e gli striscioni vanno di pari passo per un confronto che a Roma contraddistingue una filosofia di vita quasi poetica.
Mourinho l’ha detto: “Non sarà il Derby della paura”. Tornano ad essere protagoniste le emozioni e i sentimenti. In tribuna, in Curva e in campo: dai settori al rettangolo verde c’è grande attesa e i tifosi – dopo esser stati disciplinati grazie alle nuove procedure anti-covid per l’entrata – non faranno mancare il proprio apporto alla propria maniera.
Lazio-Roma è anche una disputa di stile, fra disegni, fantasie, aneddoti e parole. Tenzone dialettica, sfida storica, lotta senza quartiere nel rispetto delle regole. Il Derby non si spiega, si vive. Attraverso i dettagli, che fanno la differenza, soprattutto quando i seggiolini sono pieni. E il vuoto resta solo una sensazione da colmare con il più bel grido possibile: quello che porta in alto i propri colori.
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