Sampdoria-Napoli è la partita dell’ultimo gol di Diego Maradona con gli azzurri nel 1991. La maglia del Pibe de Oro di quel giorno ha una storia speciale
Il 24 marzo 1991 si gioca Sampdoria-Napoli. Gli azzurri sono campioni d’Italia, ma la stagione non sta andando certo secondo i piani. La favorita per lo scudetto è proprio la Sampdoria della coppia gol Vialli-Mancini e di un tecnico-guru come Vujadin Boskov che trasforma gli spigoli in curve nella memoria. Una partita, quella del Ferraris, che resterà nella memoria. E’ il giorno del definitivo cambio di passo, il passaggio del testimone nella corsa al tricolore. E’ il giorno dell’ultimo gol con la maglia del Napoli di Diego Armando Maradona.
La fine del Pibe de Oro ha un prologo, domenica 10 marzo. Per la prima volta, in Serie A, sono diventati obbligatori i controlli antidoping. Nella lista delle sostanze proibite sono entrati steroidi anabolizzanti, derivati delle anfetamine e di altri stimolanti, caffeina, diuretici, betabloccanti, analgesici, narcotici. I giocatori sottoposti ai test a fine partita vengono sorteggiati, due per squadra. Dopo un dimenticabile Napoli-Bari, vengono estratti i nomi di Florin Raducioiu, Giuseppe Alberga, Gianfranco Zola e Diego Maradona.
Ad accompagnare il Pibe de Oro non c’è Luciano Moggi, direttore generale, che ha annunciato l’addio al Napoli.
La partita con la Sampdoria procede a senso unico. I blucerchiati vincono 4-1, come all’andata, e illuminano una giornata con 37 gol complessiva: non se ne vedevano così tanti in Serie A dal 1960. Gli azzurri, per l’occasione in maglia rossa, segnano su rigore la rete del provvisorio 3-1. L’arbitro Trentalange assegna il penalty per fallo di Mannini su Zola. Maradona segna una prima volta, ma deve ripetere. Incrocia d’interno, e non sbaglia nemmeno stavolta.
Il giorno dopo, il Pibe de Oro deve comparire in Procura. Una ex guardia giurata l’ha accusato di traffico di droga. Ha raccontato che l’ex agente dell’argentino, Guillermo Coppola, gli avrebbe chiesto di portare un pacco di giornali dall’Argentina a Napoli e di consegnarlo a Maradona. Per quel lavoro avrebbe ricevuto 25 milioni.
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Maradona si difende in Procura. Racconta che Pugliese gliel’aveva presentato il leader dei tifosi della curva B. Su sua insistenza, dice, lo avrebbe invitato al suo matrimonio. E da allora Pugliese non avrebbe fatto altro che chiedergli soldi. Soldi che Maradona dice di non avergli mai dato.
La sera del 25 marzo, il Pibe de Oro ha prenotato un posto sul volo Alitalia Roma-Buenos Aires che parte da Fiumicino poco dopo mezzanotte. E’ squalificato per la partita contro l’Inter della settimana successiva, e ha avuto il permesso di andare a disputare un’amichevole con la nuova Nazionale di Alfio Basile, contro il Brasile. Ma il permesso non è ancora arrivato, partirà il giorno dopo.
Il giovedì scoppia la bomba. Il quotidiano Repubblica anticipa la positività di Maradona dopo le prime analisi e la conferma delle contro-analisi. Il Pibe de Oro lascerà definitivamente Napoli a fine mese. E’ arrivato accolto da ottantamila persone. Se ne va da solo, fuggendo, lasciando le chiavi della macchina a un amico che l’ha accompagnato in aeroporto.
Di quella partita, l’ultima di Maradona in Italia, resta ancora una traccia. La maglia indossata quel giorno, quella con cui ha segnato l’ultimo gol della sua storia con il Napoli, è ancora in Italia.
Come svelato in un’intervista a Paolo Condò di Sky, Maradona la regalò al rivale che quel giorno indossava la “10” della Sampdoria, Roberto Mancini, che era diventato padre di Filippo da pochi mesi.
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