Probabilmente la più grande calciatrice di sempre, sicuramente la più popolare, capace di trascinare in campo migliaia di giovanissime, Carli Lloyd lascia il calcio giocato
Difficile spiegare a un appassionato di calcio che non conosce il calcio femminile chi sia Carli Lloyd. Perché si corre sempre il rischio di andare incontro a paragoni che non sono realistici.
Carli Lloyd, giocatrice e simbolo
Carli Lloyd è stato quello che per la Germania è stato Beckenbauer, per il Brasile Pelé e per l’Argentina Maradona. Perché è stata un’ambasciatrice; perché era la migliore; e perché ha vinto come nessun’altra.
Una calciatrice straordinariamente tecnica e spettacolare. Ma soprattutto una personalità gigantesca che senza eccessi ha letteralmente travolto il mondo del soccer statunitense cambiandolo per sempre. Negli Stati Uniti è stata considerata per almeno dodici anni una delle personalità sportive di punta del paese. Una delle poche in grado di poter essere avvicinata a Tom Brady, a Kobe Bryant, a Tiger Woods. Le aziende, in particolare la Nike, devono a lei fatturati mostruosi: perché qualsiasi ragazzina americana che voleva giocare a calcio, voleva essere come Carli.
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Una carriera straordinaria
Arrivata al calcio molto tardi, a 23 anni, in un ambiente dove il calcio femminile era lontanissimo dai successi e dai numeri di oggi, Carli Lloyd ha rappresentato qualcosa di dirompente. Sedici anni di carriera da professionista, 312 partite in nazionale, la seconda giocatrice al mondo (di tutti i tempi) per numero di partite giocate. Tre medaglie olimpiche – due d’oro a Londra e Pechino oltre a quella amarissima di Tokyo che chiude la sua carriera, due mondiali. In tutto 128 trofei individuali e di squadra.
Carli Lloyd entra nella leggenda del calcio di diritto con educazione e rispetto: “La maggiore soddisfazione è sapere che con le mie colleghe della nazionale sono riuscita a portare tante ragazze in campo, a cercare il loro spazio. In questo ho vinto. Indipendentemente da tutto”.
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Quattro amichevoli per l’addio
Per lei un addio da superstar: la nazionale americana organizzerà quattro amichevoli internazionali, una delle quali probabilmente in Europa, che saranno l’addio di Carli al calcio giocato. Due partite a settembre e due a ottobre. “Poi dovrò trovare qualcosa da fare – spiega Carli – anche se per prima cosa voglio stare molto più tempo con mio marito Bryan, senza allenamenti e preparazioni. Farò la mogliettina. Poi, visto che il senso e il gusto della competizione restano, mi darò al golf”.
Nata nel New Jersey dove ha cominciato a giocare a calcio alle high school, Carli si è laureata alla Rutgers University giocando prima in Under 21 e poi in nazionale maggiore – ininterrottamente – dal 2005 alle Olimpiadi di Tokyo.
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Da Principessa a Captain America
Una donna nata per comunicare, con uno straordinario senso dell’ironia e della battuta. Quella più bella sui social. Soprannominata da sempre Princess, nel 2013 disse… “Sono troppo vecchia per essere definita principessa. Ci sono suggerimenti?”
Alla fine negli ultimi quattro anni di carriera, per tutti i giornalisti statunitensi Carli è diventata Captain America.