Messi saluta il Barcellona, ma l’argentino sarà sempre grato al club che l’ha preso quando non era ancora un idolo: i momenti migliori.
Lionel Messi e il Barcellona si separano, una storia senza fine che si interrompe bruscamente per motivi che con il calcio – quello vero – della palla che rotola sull’erba c’entrano poco: lontano dalle logiche di mercato Leo Messi sarà sempre Blaugrana e viceversa. Anche perché Messi ai catalani, da cui oggi se ne va dopo un tira e molla serrato, deve dire grazie dato che sono stati i primi a credere seriamente in lui quando gli altri esitavano: c’è stato un tempo in cui Messi era uno qualunque e l’avversario da battere si chiamava Ipopitutarismo.
Meglio conosciuto come disturbo della crescita: era basso, Leo, da qui quel soprannome “La Pulce” che sarà croce e delizia. Non lo prendevano, scarti che pesano come macigni, fin quando il Barcellona non vede una luce: la stessa che, anni più tardi, non troppi, vedranno tutti. Gioca, incanta, abbaglia. Al fianco di Ronaldinho, Eto’o, Griezmann. I migliori imparano dal migliore: quello che gioca per divertirsi, con quel sorriso beffardo che sembra dire: “Io sono qui, alla faccia di chi non ci credeva”.
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E nessuno ci crede quando vede nel 2011 l’argentino trasformarsi da fenomeno, durante la finale di ritorno della Supercoppa di Spagna, dove non solo segna. Taglia – non contento – la difesa del Real Madrid come una lama nel burro e confeziona un filtrante da antologia per Iniesta.
Oppure il 6 Maggio 2015 con quella doppietta al Bayern Monaco dal profumo di storia, quando dissemina il panico nella difesa bavarese fra un tocco di suola e l’altro di collo esterno. Roba d’altri tempi, così come arrivare a 600 gol. Numeri infiniti che fanno il paio con una carriera costellata di dribbling, acrobazie e tiri al volo.
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L’eterna disputa con Cristiano Ronaldo, il miglior nemico Blancos superato in più d’un occasione come El Clasico del 2011 con un’altra doppietta surreale, arrivata con altrettante prodezze per dire: “Qui, forse, non si scherza più”. Fino al recente passato, dove si sono incontrati meno, ma hanno sempre cercato di equivalersi.
Non ci si annoia mai con Leo, anche perché quando segna, nei momenti importanti, non esulta mai da solo: cerca il gruppo di amici – come faceva da bambino – per sorridere insieme. Quei sorrisi sono diventati inchini per uno dei maestri del calcio moderno che adesso non può far altro che uscire di scena per reinventarsi altrove.
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