Roma, tabù Shomurodov: l’uzbeko alle prese con il primo ostacolo

Roma, Shomurodov chiamato a sfatare un tabù. L’uzbeko parte già con un ostacolo, a tratti, insormontabile: la storia del club non mente.

Roma, primo tabù per Shomurodov (Getty Images)
Roma, primo tabù per Shomurodov (Getty Images)

La strada per Eldorado, volendo parafrasare un capolavoro d’animazione è questo quello a cui è chiamato Eldor Shomurodov: costruire il proprio destino a Roma contro tutto e (quasi) tutti coloro che avrebbero voluto vederlo altrove e non nei panni di vice-Dzeko. L’arrivo dell’uzbeko nella Capitale è stato accolto a mezza bocca dalla piazza.

Nessuno protesta troppo perché se Mourinho l’ha voluto un motivo ci sarà – continuano a ripetere i sostenitori giallorossi al pari di un mantra salvifico – ma faticano a capire quali. Il ragazzo dovrà mettercela tutta, forse più dei suoi colleghi che partono con il favore delle aspettative. Come se non bastasse, ci si è messa la cabala a complicare le cose.

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Roma, tabù Shomurodov: l’uzbeko sfida la sorte per riscrivere la storia

Il neo acquisto giallorosso sfida il tabù romanista (Getty Images)
Il neo acquisto giallorosso sfida il tabù romanista (Getty Images)

Parafrasando Venditti, uno che con la Roma è legato a doppio filo: “La matematica non sarà mai il mio mestiere”, ma stavolta basta poco a capire che il 14 non è il miglior numero – sulla sponda giallorossa del Tevere – con cui presentarsi: doppia cifra che ha lo stesso effetto del 9 al Milan. Chi la indossa, nel recente passato, non ingrana come dovrebbe: lo insegna Patrick Schick, uno che a Roma era arrivato per spaccare il mondo ed è finito con il perdere le speranze.

Prima ancora Bojan Kirkic, fiore all’occhiello di Luis Enrique appassito troppo presto nel “projecto” incompiuto di quegli anni. Senza contare le meteore Iago Falque (di cui non basta la parola) e Ansu Faty. Tutti accumunati dal 14. Due volte 7 ma con meno fortuna. Il solo che è riuscito a difendersi dal tabù numerico è Gonzalo Villar, il quale, però, ha pensato bene di cambiarlo appena possibile.

Ora tocca a Shomurodov: “The Sho must go on” si potrebbe azzardare: bisogna andare avanti, le scaramanzie sono solo coincidenze. Sottovalutare i segni del destino è sbagliato tanto quanto ignorarli: basterà la motivazione, insieme a un pizzico d’orgoglio, a Eldor per fare la differenza? Da tabù a talismano in una stagione: la sfida è aperta.

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