Un nuovo caso di cori razzisti nei preliminari di Champions League scuote il calcio europeo. Una sorprendente proposta per cambiare il protocollo UEFA
La sfida tra Sparta Praga e Monaco, per l’andata del terzo turno preliminare di Champions League, si è trasformata in un calvario per Aurelien Tchouameni. Il centrocampista camerunese del Monaco è stato bersagliato da cori razzisti da parte dei tifosi cechi.
La squadra del Principato ha anche pensato di abbandonare il campo come segno di solidarietà. Alla fine, la partita si è regolarmente conclusa.
A quasi ventiquattro ore da quanto successo a Praga, il centrocampista è tornato a parlare sui social. “Sono orgoglioso dalla reazione di tutti noi – ha detto Tchouameni -, non lascerò che i messaggi di odio e le minacce di morte mi restino nella testa. L’odio non vincerà questa partita” ha scritto.
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Cori razzisti in Champions League, la proposta
We are one team!
Tous derrière toi Aurélien 🙏✊🏿✊🏾✊🏽✊🏼✊🏻 #NoToRacism https://t.co/GE70I3hPKZ
— AS Monaco 🇲🇨 (@AS_Monaco) August 4, 2021
“Tutti con Aurelien” ha scritto la società diffondendo il messaggio del centrocampista sul suo profilo Twitter.
Al camerunese rimane però una domanda, che rivolge alla UEFA. La sua perplessità riguarda l’applicazione del protocollo in vigore per i cori razzisti durante le partite. Tchouameni ha anche un’interessante proposta per cambiarlo, e dal suo punto di vista migliorarlo.
L’arbitro, ha scritto il centrocampista, ha spiegato ai calciatori in campo di aver applicato le norme previste dal protocollo. Tchouameni però ha due domande per la UEFA. “Perché i giocatori che subiscono questi insulti razzisti non vengono chiamati per contribuire a scrivere il protocollo? E perché ci possiamo fermare per rivedere un fuorigioco al VAR ma non si fa lo stesso di fronte a episodi di razzismo?”