Trofeo Luigi Berlusconi, trent’anni di grande calcio. La manifestazione ha rappresentato il mondo del pallone fra ricordi e nostalgia.
23 Agosto 1991, l’avversaria era la Juventus, ma oggi conta solo un numero: trenta, come gli anni di questa manifestazione. Tre decadi a scandire la nascita, l’evoluzione e lo sviluppo del Trofeo Luigi Berlusconi. L’idea è di Silvio in memoria del padre. Un progetto nato con l’auspicio di rendere accattivante il calcio sulle reti private: l’ascesa di Mediaset e del gruppo Fininvest la si deve (anche) a prodotti del genere, che hanno saputo fare del calcio estivo un appuntamento da seguire.
Regolamento: una partita secca, contro chi abbia vinto – nel corso della propria storia – almeno una Champions League o una Copa Libertadores. Milan prima e Monza poi, a fare da spartiacque fra le due vite nel mondo del calcio del Patron. Da rossonero a rosso, non per ragioni politiche, ma per una questione di cuore. Quell’ustione che non passa mai quando la palla rotola sul rettangolo verde, allora ogni momento è buono per giocare. Chi vince vince, ma dopo i novanta minuti subito ai rigori.
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Una gara che mescola da sempre memoria storica, ambizione e tributo. Il Milan, nell’incontro amichevole, ha affrontato squadre del calibro di Inter, Real Madrid, Bayern Monaco e San Lorenzo. Il miglior nemico (sportivo), tuttavia, rimane la “Vecchia Signora”: il legame con la Juventus è speciale, anche per l’interesse mediatico che suscita la sfida. Crocevia nel quale sono avvenuti anche importanti intrecci di mercato: ricordiamo l’approdo di Christian Abbiati in bianconero dopo l’infortunio di Buffon per intervento di Kakà. Un “regalo” ai rivali del Presidente Berlusconi (allora proprietario dei rossoneri) ai rivali come risarcimento dopo “l’incidente” di percorso pre-stagionale.
La Juventus torna stasera, per affrontare il Monza, la seconda squadra targata Berlusconi, con quell’Allegri in panchina che proprio il Patron ha portato a Milanello facendogli fare il salto di qualità dal Cagliari. Chi ama non dimentica: sarà così anche per il tecnico di Livorno, che torna sempre dove è stato bene. Ritrova, con un pizzico di nostalgia e sincera gratitudine, quel Silvio che gli ha cambiato la vita portandolo fra i grandi. Gli stessi tavoli e campi in cui oggi Max siede da solo.
Resta comunque l’occhio al passato, perché da trent’anni il calcio ha dato lustro alla famiglia Berlusconi e viceversa. Storia in continua evoluzione in cui qualche interprete, talvolta, fa il bis. Chiamatelo revival, ma stasera poco spazio alla commozione, perché a vincere – come al solito – sarà l’agonismo con la testa ancora sotto l’ombrellone e il cuore sugli spalti.
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