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EURO 2020, l’Italia celebra il trionfo: il precedente del 1968

Il ricordo dell’unica vittoria agli Europei dell’Italia che sogna il bis a Wembley a EURO 2020

EURO 2020, l’Italia sogna il trionfo: il precedente del 1968

L’Italia ha celebrato il secondo trionfo europeo della sua storia. Wembley, sede della finale di EURO 2020, ha incoronato gli azzurri che finora avevano sollevato il trofeo solo in casa nel 1968.

Il formato allora era molto diverso. Dopo le qualificazioni si giocavano i quarti con partite di andata e ritorno. Solo semifinali e finale erano previste in sede unica. L’Italia del ct Valcareggi sa che potrà giocare le fasi finali in casa, ma per riuscirci deve battere la Bulgaria di Boskov, un medico chirurgo che da due anni ha abbandonato la professione. L’uomo da copertina della doppia sfida è Pierino Prati, campione d’Italia con il Milan. Gli azzurri perdono 3-2 in Bulgaria, ma vincono 2-0 al ritorno in casa.

La semifinale oppone l’Italia all’Unione Sovietica, andata in gita a Sorrento prima della partita. Si gioca infatti al San Paolo di Napoli, teatro del successo al ritorno sui bulgari. Davanti, il ct conferma Mazzola e Rivera insieme, con Prati centravanti.

Mazzola e Rivera hanno contribuito a cambiare il calcio italiano in quelle settimane. Sono tra i firmatari di una lettera inviata il 17 maggio a un ex calciatore del Bologna e del Vicenza che sta iniziando la carriera da avvocato. Si chiama Sergio Campana. Il 3 luglio saranno nello studio di Giancarlo Barassi, padre di un futuro notaio dell’Inter, insieme tra gli altri a Giancarlo de Sisti, Giacomo Losi, Giacomo Bulgarelli per l’atto di fondazione dell’associazione calciatori.

La semifinale di EURO 1968 contro l’Unione Sovietica una delle partite entrate nell’epica della nazionale. Il palo di Domenghini illude i tifosi, ma lo 0-0 non si sblocca. Si tira la monetina, e su quei minuti fuori scena verità e leggenda si mescolano in maniera ormai inscindibile. Un dato è certo, la sorte sorride all’Italia.

Leggi anche – Pagelle Italia Spagna: tanta sofferenza, Donnarumma mata la Spagna

Italia verso la finale a EURO 2020: il trionfo del ’68

La finale si gioca in una Roma infiammata dalla protesta studentesca. Il 31 maggio, a pochi giorni dalla finale europea, l’università La Sapienza è occupata di nuovo. Nella Città Universitaria compaiono simboliche barricate, scritte e bandiere. La vigilia azzurra non è serena. Il ct Valcareggi annuncia che escluderà Mazzola. Il fantasista dell’Inter non la prende bene. Prima del raduno a Coverciano, dice come riporta La Stampa, “Valcareggi mi ha assicurato che sarei stato il centr’attacco titolare della squadra: ora, proprio in occasione della finale, mi lascia in tribuna, mancando alla parola data. Avrei preferito restare a casa anziché essere, relegato nel ruolo di riserva”.

L’8 giugno, l’Italia scende in campo contro la Jugoslavia. Da Belgrado arrivano echi sommessi della settimana calda delle proteste all’università. Gli studenti, contrari all’arricchimento dei singoli a spese della classe lavoratrice, scrivono al presidente Tito.

La nazionale si schiera al centro del terreno di gioco dell’Olimpico mentre razzi bianchi, rossi, e verdi rendono il cielo tricolore. Segna Dzajic, pareggia Domenghini su punizione. I supplementari non cambiano la storia: 1-1. Non si tirano i rigori allora. Si rigioca la partita.

Il giorno dopo l’1-1 dell’Olimpico, Tito parla alla nazione. Riconosce che “il 90% degli studenti” sono ragazzi per bene, ammette che la politica ha sbagliato e li ha lasciati soli. Il giornalista Zivojin Pavlovic, che a quella settimana ha dedicato il libro “Uno sputo pieno di sangue”, sostiene che quella sia stata un’abile mossa politica. Un modo per convincerli a interrompere le proteste.

Il resto è storia. L’Italia del ’68 trionfa con la “linea giovane” nella ripetizione della finale. Segnano Gigi Riva e Pietro Anastasi, che allora aveva solo vent’anni. “L’Olimpico era una palla di fuoco, illuminato di fiaccole, candele, accendini, la gente pazza di gioia – ha detto l’attaccante a Sky nel 2012 -. L’attimo di tregua in un periodo di alta tensione”.

Alessandro Mastroluca

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