Sconfitta in casa nella finalissima di Copa America per il Brasile che delude le aspettative in una gara nervosa e con poche occasioni
In Brasile, con il vezzo di dare un nomignolo a tutte le cose belle e brutte della vita, lo hanno ribattezzato Maracanaizinho, un piccolo Maracanazo: una sconfitta non drammatica come quella del Mondiale perso in casa nel 1950 dall’Uruguay di Ghiggia e Schiaffino, e nemmeno brutale come la semifinale persa 7-1 dalla Germania nel mondiale casalingo del 2014, per altro giocata a Belo Horizonte e non al Maracanà. Ma pur sempre di sconfitta si tratta: 1-0, gol di Di Maria.
E l’Argentina riporta a casa la Copa America a distanza di ben 28 anni dal suo ultimo trionfo. Un digiuno che in parte ripaga anche Lionel Messi, uno dei giocatori più forti nella storia dell’Albiceleste ma incapace di portare un qualsiasi trofeo a casa dopo ben sei finali perse: quattro di Copa, una al Mondiale e una di Confederation Cup.
La serie nera si interrompe non tanto per merito di Messi, per la verità piuttosto in ombra ma capocannoniere di questa edizione con quattro gol, quanto piuttosto di Di Maria: suo il gol decisivo che vale il trofeo in una partita bruttina.
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Alla prima occasione l’Argentina è già in vantaggio: è il 22’, un terribile pasticcio difensivo di Renan Lodi e Thiago Silva consente a Di Maria di involarsi su un lungo passaggio di De Paul. Controllo perfetto e pallonetto che scavalca Ederson. É il gol decisivo. Il Brasile si affida a un Neymar molto nervoso e inconcludente per poi cambiare tutto nella ripresa inserendo Firmino: il pareggio arriva su una zampata di Richarlison, ma viene annullato per fuorigioco. Entra anche Gabigol che in semirovesciata cerca la conclusione spettacolare, ma trova in Emiliano Martinez il baluardo. Il Brasile non si rende praticamente mai pericoloso: l’Argentina sfiora il raddoppio con Messi chiudendo in bellezza e festeggiando un trofeo atteso per ventotto anni che per Messi potrebbe anche significare l’ennesimo Pallone d’Oro.
Tite si inchina davanti al pubblico, quasi a chiedere scusa. Neymar piange in modo inconsolabile, sarà proprio Messi ad andarlo ad abbracciare prima della premiazione. Per il Brasile è un’altra mezza disfatta di una squadra incompiuta che non riesce a ritrovarsi.
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